
Questo articolo è la nuova puntata della rubrica in cui Ciao Elsa analizza il tuo fondo di categoria.
Ogni due settimane, infatti, pubblichiamo un articolo di approfondimento specifico dedicato a un fondo negoziale.
Prima di analizzare in dettaglio il fondo, faremo un breve ed esaustivo riassunto delle regole e delle caratteristiche dei fondi pensione.
Se sei già ben informato su questa prima parte generale, puoi scendere nella pagina e leggere direttamente la parte dedicata al tuo fondo.
Cos’è un fondo pensione
I fondi pensione sono strumenti finanziari di investimento a lungo termine, pensati per darti un sostegno economico quando smetterai di lavorare.
In concreto, puoi immaginare un fondo pensione come un contenitore intestato a te in cui, durante il corso della tua vita lavorativa, versi del denaro per accumularlo e farlo fruttare.
Qualunque fondo pensione tu scelga, ti mette a disposizione diverse linee d’investimento che potrai scegliere e modificare nel tempo.
In caso di necessità prima della pensione, hai la possibilità di prelevare somme di denaro dal tuo fondo attraverso, per esempio, le anticipazioni che descriveremo tra poco.
Nei fondi pensione sono previste alcune tassazioni che devi allo Stato:
- tassazione sulle plusvalenze, dovuta ogni anno nella misura del 20% su azioni e obbligazioni e del 12,5% sui Titoli di Stato;
- quando andrai in pensione, lascerai allo Stato una parte del tuo fondo che verrà tassato, sul versato, con un’aliquota che va da un minimo del 9% a un massimo del 15% e che verrà calcolata in base al tempo, cioè in base a quanti anni avrai trascorso nella previdenza complementare.
Se oggi apri il tuo primo fondo pensione e vai in pensione nei prossimi 15 anni la tua tassazione è la massima (15%). Per ogni anno di permanenza in più, oltre al 15esimo, questa tassazione diminuisce dello 0,3% all’anno, finché si blocca al minimo possibile (9%) se resti nella previdenza complementare 35 anni o più.
Quindi, più giovane sei nel momento in cui aderisci, meno pagherai di tasse alla fine e la tassazione che pagherai verrà calcolata sulla data di prima adesione, cioè il giorno in cui hai aderito al tuo primo fondo pensione.
I fondi pensione sono tutti regolati dal d.Lgs 252/2005 che ti dà la possibilità di effettuare il trasferimento di un fondo in un altro fondo, senza che la data di prima adesione cambi.
C’è, invece, un caso in cui perdi la data di adesione al tuo fondo: se effettui il riscatto prima di essere in pensione.
Questa possibilità è prevista in caso di perdita del lavoro, premorienza e invalidità permanente.
Se riscatti il tuo fondo pensione perché sei senza lavoro da poco, perdi la tassazione agevolata dal 15% al 9% (prevista al pensionamento) e paghi una tassazione fissa al 23%.
In fase di accumulo i fondi pensione prevedono vantaggi fiscali consistenti che non sono previsti in nessun altro tipo di strumento di investimento.
- TFR: questo è il primo modo con cui un dipendente può alimentare il suo fondo pensione. Se fai versare il tuo TFR nel tuo fondo, a fine corsa pagherai la tassazione dal 15% al 9% mentre, se lasci il TFR in azienda, pagherai una aliquota piena, che varia da un minimo del 23% a un massimo del 43% e che verrà calcolata in base alle tue ultime cinque RAL (Retribuzione Annua Lorda). Se lasci il TFR in azienda, più guadagni, più paghi.
- Contributo volontario: se versi nel fondo una parte dei tuoi risparmi personali, otterrai il vantaggio fiscale della deduzione, cioè il meccanismo con cui lo Stato abbatte l’imponibile su cui paghi le tasse. Ogni anno, infatti, il tuo fondo pensione ti dà la possibilità di portare in deduzione fino a 5.164,57 € (i vecchi 10 milioni di Lire), recuperando la tua aliquota IRPEF massima che varia in base alla tua RAL.

Quando sarai arrivato in pensione potrai ritirare il tuo fondo in tre modi.
- 100% rendita: la rendita è una seconda pensione che entra nel tuo conto corrente e si affianca alla pensione pubblica. Ci sono vari tipi di rendita: vitalizia, reversibile, certa, controassicurata e con LTC (Long Term Care).
- fino al 50% in capitale e 50% in rendita: la legge ti permette di ritirare fino al 50% del tuo fondo in capitale, mentre la percentuale residua viene convertita in rendita.
- 100% capitale: questa opzione di ritiro è possibile solo se il tuo fondo non supera una certa soglia economica che aumenterà negli anni (oggi circa 110.000 € a 67 anni).
Al momento, in Italia, esistono circa 150 fondi pensione collocabili, suddivisi in tre famiglie:
- PIP (piani Individuali Pensionistici)
- FPA (Fondi Pensione Aperti)
- FPN (Fondi Pensione Negoziali o di categoria)
Tutti i fondi pensione sono sottoposti alla vigilanza della COVIP e le regole che abbiamo visto finora valgono in tutti.
Tra un fondo e l’altro, però, cambiano i costi, i rendimenti e la possibilità di accedere al contributo datoriale.
Per aiutarti nella scelta del tuo fondo pensione, noi di Ciao Elsa abbiamo creato un comparatore di fondi pensione gratuito e personalizzabile.
Cosa sono i fondi di categoria
I fondi pensione negoziali (FPN) sono fondi di natura collettiva, istituiti a partire da un accordo stipulato tra lavoratori, sindacati, associazioni di categoria e datori di lavoro.
Questi fondi sono destinati a specifiche categorie di lavoratori e, per aderire a un fondo di categoria, devi essere un lavoratore che appartiene a una determinata azienda o gruppo di imprese o a una specifica categoria professionale, tipicamente devi essere assunto tramite un CCNL.
I fondi di categoria prevedono il contributo datoriale: una percentuale della tua RAL che, sotto forma di extra, entra ogni anno nel tuo fondo pensione, oltre al TFR, se sei disposto a versare nel tuo fondo pensione, anche tu, una piccola percentuale del tuo stipendio prelevata direttamente dalla busta paga.
Noi di Ciao Elsa lo chiamiamo “soldi gratis” perché il contributo datoriale, di solito corrisponde a qualche centinaio di Euro in più che entra nel tuo fondo pensione ogni anno se hai scelto di versarci il TFR e di sfruttare l’accordo datoriale.
Particolarità e differenze dei fondi per i dipendenti pubblici
Tra dipendenti pubblici e dipendenti privati ci sono delle differenze in materia di previdenza complementare. Vediamole insieme.
1. Limitazione sulla destinazione del TFR
I dipendenti pubblici, come i dipendenti del settore privato e gli autonomi/liberi professionisti, possono scegliere qualunque fondo tra i PIP, gli FPA e il fondo di Categoria del proprio CCNL, da utilizzare liberamente come accantonamento a scopo pensionistico e per sfruttare la deducibilità delle forme di previdenza complementare che, ricordiamo, vale per tutti ed è uguale per tutti.
Oltre a sfruttare il fondo pensione con il contributo volontario deducibile, i dipendenti pubblici, come quelli del settore privato, possono utilizzare il loro TFR maturando per alimentare il loro fondo pensione.
Mentre, però, i dipendenti del settore privato possono scegliere di far versare il TFR nel fondo di categoria legato a loro CCNL, ma anche in qualunque Fondo Pensione Aperto (FPA) e in qualunque Piano Individuale Pensionistico (PIP), i dipendenti pubblici hanno una forte limitazione.
Infatti, il loro TFR può essere versato solo ed esclusivamente nei fondi di categoria previsti dai loro CCNL.
FPA e PIP rimangono a disposizione dei dipendenti pubblici solo per gli importi volontari dal proprio conto corrente.
Questo non significa che in caso di versamento volontario libero loro debbano necessariamente scegliere un PIP o un FPA.
Possono versare importi volontari anche nel loro fondo di categoria.
La limitazione vale solo per la destinazione del TFR e del conseguente accordo datoriale, che possono essere versati solo nei fondi di categoria riservati ai dipendenti pubblici.
2. Limitazioni alla richiesta di anticipazioni
Chi lavora in un’azienda privata può chiedere delle anticipazioni sul proprio TFR, sia se l’ha lasciato presso il datore di lavoro, sia se l’ha destinato a un fondo pensione.
I limiti che regolano la richiesta di anticipazione sono un po’ rigidi, ma per i dipendenti privati questa possibilità è prevista.
Invece, i dipendenti pubblici non possono richiedere anticipazioni sul TFR, né se l’hanno lasciato presso il datore di lavoro, ed è quindi accantonato nelle casse dell’INPS, né se hanno chiesto di versarlo nel fondo pensione di categoria.
Le anticipazioni nei fondi pensione dei dipendenti pubblici sono previste solo sugli importi diversi dal TFR, cioè sulle percentuali dell’accordo datoriale e sulla contribuzione volontaria aggiuntiva personale.
Per il pubblico impiego, inoltre, il riferimento normativo per le prestazioni è il D.Lgs. n. 124 del 1993, che prevede per le anticipazioni motivazioni diverse rispetto a quelle dei lavoratori privati. In concreto, un iscritto al fondo pensione di categoria può chiedere un’anticipazione per tre tipi di esigenze:
- spese sanitarie
- prima casa per sé o per i figli
- spese per congedi parentali e per la formazione continua.
C’è però una condizione: per tutte le tipologie di anticipo bisogna aver maturato almeno otto anni di iscrizione al fondo pensione. Una volta raggiunto questo requisito, in linea generale, l’anticipo può essere richiesto sull’intera posizione accumulata nel fondo, salvo accordi diversi previsti dai singoli fondi pensione.
3. No al TFR Pregresso
Ai dipendenti pubblici è anche negata la possibilità di richiedere al datore di lavoro di versare nel fondo pensione il TFR pregresso, cioè quello maturato fino alla data in cui hanno scelto di destinare il maturando al fondo pensione.
Questa possibilità è prevista solo nel settore privato e solo in alcuni casi.
4. Differenza nei versamenti
I dipendenti del settore privato sanno che il loro TFR e l’eventuale accordo datoriale vengono versati fisicamente nel loro fondo pensione.
Nei fondi pensione per i dipendenti pubblici, invece, c’è una distinzione tra Conto Reale e Conto Virtuale.
Conto reale
Nel conto reale, cioè nel fondo pensione a tutti gli effetti, vengono versati gli importi che derivano dalle due percentuali legate all’accordo datoriale e gli eventuali altri importi che l’aderente decide di versare volontariamente nel fondo per dedurre fiscalmente.
Conto virtuale
Il TFR dei dipendenti pubblici, invece, viene contabilizzato nel fondo pensione in un conto virtuale, ma fisicamente viene mantenuto nelle casse dell’INPS-Gestione Dipendenti Pubblici.
Quindi, le quote di TFR non sono effettivamente versate al fondo pensione man mano che maturano, ma vengono accantonate figurativamente presso l’INPS.
Alla conclusione del rapporto di lavoro, l’INPS Gestione dipendenti pubblici provvede al trasferimento, nel fondo pensione, del montante costituito dagli accantonamenti figurativi maturati e rivalutati delle quote di TFR, che si sommano ai contributi versati dal lavoratore e dal datore e ai rendimenti frutto della gestione finanziaria.
In pratica, quando il dipendente pubblico andrà in pensione, l’INPS verserà nel fondo pensione tutto il TFR maturato dal momento in cui il dipendente ha scelto di aderire al fondo e le relative rivalutazioni.
A questo punto, il fondo pensione liquiderà il TFR dell’aderente con la tassazione agevolata dal 15% al 9% prevista nella previdenza complementare.
Espero
Questo è il fondo di categoria è riservato a chi lavora nella scuola.
Cenni generali
Espero può operare essendo iscritto all’albo COVIP con il numero 145.
Conta circa 105.700 iscritti e un capitale in gestione di oltre 1 miliardo e 500 milioni di euro.
Chi può aderire a Espero
A Espero possono aderire:
- i dipendenti statali della scuola
- personale di Enti o Istituti per la formazione professionale
- personale della British Council Italia
- personale della F.U.L.G.I.S. (Federazione Urban Lab Genoa International School)
- i dipendenti da scuole private, parificate e legalmente riconosciute e paritarie, anche se in possesso di un contratto di formazione lavoro e i dipendenti da enti o istituti per la formazione professionale, a condizione che venga sottoscritta un’apposita fonte istitutiva che li riguardi e che almeno una delle parti che ha sottoscritto l’accordo istitutivo del Fondo Espero costituisca soggetto firmatario dell’accordo collettivo che li riguarda.
In tutti questi casi, la condizione è che il dipendente abbia un contratto a tempo indeterminato o un contratto a tempo determinato che duri almeno tre mesi continuativi.
Infine, Espero offre la possibilità ai suoi aderenti di iscrivere anche i propri familiari a carico.
I familiari a carico sono, il più delle volte, i figli e in qualche caso anche il coniuge.
Linee d’investimento
Le quote virtuali di TFR, contabilizzate nel fondo Espero e mantenute fisicamente nelle casse dell’INPS, sono rivalutate secondo il tasso di rendimento del comparto d’investimento scelto dall’aderente.
Gli importi che confluiscono nel conto reale, invece, vengono rivalutati in base alla linea d’investimento scelta dall’aderente.
Espero offre ai suoi aderenti 3 linee d’investimento:
- Comparto garantito - Espero Garanzia; è il comparto con grado di rischio basso, che mira alla conservazione del capitale mediante garanzia e la cui politica di gestione prevede l’investimento in titoli obbligazionari di breve/media durata in quantità prevalente (95%). Questo comparto è indicato per chi ha un orizzonte temporale breve, fino a 5 anni
- Comparto bilanciato - Espero Crescita; linea d’investimento con grado di rischio medio, consigliato per chi ha un orizzonte temporale di media/lunga durata, ovvero tra 10 e 15 anni dal pensionamento. Investe al massimo il 40% in azioni e il restante in obbligazioni e liquidità
- Comparto azionario - Espero Dinamico; comparto con grado di rischio medio/alto, la cui composizione media è del 60% in azioni e del 40% in obbligazioni. L’orizzonte temporale consigliato è oltre i 15 anni
Espero mette a disposizione anche l’opzione d’investimento Life-cycle, un piano programmato che varia l’investimento man mano che aumenta l’età dell’aderente e ci si avvicina al pensionamento.
Ecco la tabella tratta dalla Nota Informativa del fondo che riassume la logica di switch che segue il piano “Life cycle” di Espero.

Il piano programmato è automatico e non comporta switch attivi da parte dell’aderente. È il fondo Espero a provvedere ai cambi comparto in base all’età della persona.
Fondo pensione Espero rendimenti storici
Vediamo ora i rendimenti storici di queste tre linee d’investimento, estrapolando i dati ufficiali pubblicati nel sito della COVIP e ricordandoti che i rendimenti passati non sono garanzia dei rendimenti futuri.

Le percentuali indicate nella tabella si riferiscono, a partire da sinistra e andando verso destra, al rendimento del 2024, al rendimento medio annuo degli ultimi 3 anni (2022-2024), al medio annuo degli ultimi 5 anni (2020-2024) e al medio annuo degli ultimi 10 anni (2015-2024).
Come puoi notare, sono rendicontati solo i rendimenti storici delle linee garantita e crescita, che esistono da più di 10 anni.
La linea azionaria, invece, è stata attivata a fine 2024 e quindi dobbiamo attendere che la COVIP pubblichi i risultati delle gestioni relative all’anno 2025 per avere almeno un anno di rendimento storico in questa linea.
Ti segnaliamo, inoltre, che i rendimenti storici di Espero, pubblicati sul sito COVIP, sono netti.
In pratica, la Covip ha già sottratto la tassazione annua sulle plusvalenze (12,5% sui Titoli di Stato e 20% su azioni e obbligazioni) e ha sottratto anche la percentuale di costo di gestione che Espero, come qualunque altro fondo, applica alle varie linee d’investimento.
Quanto costa Espero?
Vediamo, quindi, quanto costa Espero che, come tutti i fondi di categoria, è senza scopo di lucro e applica una politica di costi molto contenuta.
Cominciamo dai costi da sostenere in fase di accumulo, direttamente a carico dell’aderente.

Espero prevede un costo di adesione a carico dell’iscritto di 2,58 euro.
Ogni anno, invece, Espero trattiene dal versato annuo, non un costo fisso, bensì una percentuale pari al 6,5% da calcolarsi unicamente sul contributo a carico del datore di lavoro.
Facciamo un esempio: ipotizziamo un’insegnante di scuola secondaria di secondo grado con un reddito lordo annuo di circa € 30.000. Il contributo a carico del datore di lavoro (che vedremo nello specifico al successivo paragrafo “Accordo Datoriale”) è pari al 1%.
Di conseguenza, il costo applicato da Espero è pari a € 30.000 x 1% x 6,5% = 19,5 euro.
Infine, il costo annuo è pari a € 10 per i familiari fiscalmente a carico (anche in mancanza di versamenti).
Poco fa, quando abbiamo approfondito la parte dei rendimenti, abbiamo accennato al costo di gestione, un costo percentuale che varia da comparto a comparto e che viene applicato all’intero patrimonio del tuo fondo.
In pratica, Espero gestisce l’investimento finanziario per te e, in cambio, trattiene una piccola percentuale del tuo fondo.
Vediamo, in dettaglio, questo costo.

Come puoi notare, la percentuale varia da una linea all’altra.
La più costosa è la linea garantita (0,30%) e la meno costosa è la linea bilanciata (0,14%) anche se il comparto azionario è poco distante con un costo dello 0,16%.
A tutte le linee si applica un costo ulteriore dello 0,02 % per le spese dovute al depositario.
I costi di gestione applicati da Espero sono in linea con i costi dei fondi di categoria, quindi sono contenuti e molto simili ai costi di un ETF (strumento d’investimento indicizzato a gestione passiva, con costi inferiori rispetto a quelli degli investimenti a gestione attiva).

Infatti, come puoi vedere in questo grafico, Espero (pallino rosso) ha un ISC, ovvero un Indicatore Sintetico di Costo calcolato dalla COVIP, più basso rispetto alla media degli altri fondi.
L’ISC viene calcolato dalla COVIP considerando un versamento annuo di 2.500 € e un rendimento netto del 4%. Questi due parametri costanti, nella vita reale sono due variabili, ma COVIP li ha stabiliti per poter confrontare i costi dei fondi.
Ecco di seguito l’ISC di Espero nei quattro scenari temporali previsti.

In ultimo, ti segnaliamo anche i costi che Espero applica alle diverse operazioni che potresti decidere di compiere durante la tua permanenza nel fondo.

Come puoi notare, Espero applica 5,50 € in caso di anticipazione e 10,50 € se decidi di richiedere il riscatto o la prestazione pensionistica finale raggiunta la pensione.
Non sono previsti costi in caso attivassi RITA o se decidi di cambiare linea d’investimento per i versamenti futuri (riallocazione del flusso contributivo).
In questa scheda puoi trovare un riassunto dei costi, i rendimenti e le caratteristiche di Espero.
Accordo datoriale
Essendo un fondo negoziale, Espero garantisce il contributo datoriale agli aderenti che desiderano sfruttare l’accordo.
Nella tua area riservata del sito del fondo puoi consultare i versamenti dell’accordo.
Percentuali dell’accordo
Le percentuali degli accordi previste in Espero sono:
- 1% a carico del dipendente
- 1% a carico del datore di lavoro
La percentuale di contribuzione del dipendente può essere anche aumentata rispetto a quella obbligatoria dell’1%, mentre quella del datore di lavoro rimane costante e fissa all’1%.
Il dipendente non deve fare alcuna operazione bancaria in autonomia.
È, infatti, il datore di lavoro a trattenere la percentuale del dipendente dalla busta paga lorda e a versarla nel fondo pensione, aggiungendo anche il suo contributo.
L’importo preciso dipende dal tuo livello d’inquadramento ma, solitamente, è qualche centinaio di Euro all’anno, che l’ente per cui lavori ti regala nel tuo fondo pensione.
Per questo noi di Ciao Elsa chiamiamo il contributo del datore: “Soldi Gratis”.
Come riscattare il fondo pensione Espero quando si va in pensione.
Al pensionamento, puoi decidere di ritirare il tuo fondo in rendita al 100% o, se vuoi anche una parte di capitale (massimo 50%), puoi avere una percentuale del fondo in rendita, minimo il 50%.
Espero ti mette a disposizione questi tipi di rendita:
- Rendita vitalizia immediata che ti viene erogata finché sei in vita
Quindi, se vivi molti anni potresti fare un ottimo affare perché il fondo continuerà a garantirti la rendita vitalizia anche se avrà esaurito il montante che era contenuto nel tuo fondo. Viceversa, se viene a mancare senza aver ritirato tutto, il capitale residuo se lo tiene Espero.
- Rendita certa 5 anni
È come una rendita vitalizia, ma se vieni a mancare prima dei 5 anni, Espero elargisce la rendita certa ai tuoi beneficiari finché, appunto, non sono terminati i 5 anni.
- Rendita certa 10 anni
Identica alla rendita certa 5 anni, ma per un periodo di tempo doppio. - Rendita reversibile
È una rendita che ti viene erogata finché vivi e, quando vieni a mancare, continua ad essere erogata al beneficiario superstite che hai scelto, finché questo è in vita. Puoi optare per una reversibilità del 60% oppure del 70%, dell’80% o del 100%. Presta attenzione all’età del tuo beneficiario perché se indichi qualcuno che ha molti meno anni di te, la tua rendita si riduce parecchio, in quanto viene calcolata sull’aspettativa di vita media del tuo beneficiario.
- Rendita controassicurata
È una rendita che ti viene erogata finché sei in vita e, al tuo decesso, garantisce ai tuoi beneficiari la liquidazione dell’eventuale capitale residuo.
- Rendita LTC (Long Term Care)
Questa rendita raddoppia l’importo se perdi la tua autosufficienza. Per non autosufficienza si intende l’incapacità di svolgere azioni elementari come, ad esempio, mangiare da solo, mantenere livelli di igiene adeguati, spostarti, vestirti. Il raddoppio dell’importo della rendita è subordinato all’accertamento del tuo stato di non autosufficienza. Non ti basterà dichiarare di essere in questa condizione, dovrai anche sottoporti ad accertamenti da parte della compagnia assicuratrice. Ti segnaliamo anche che esistono delle esclusioni. Ad esempio, se rimani non autosufficiente perché abusi di alcool o stupefacenti, o perché hai preso parte ad attività delittuose, questa garanzia non ti viene riconosciuta. E lo stesso avviene in caso di non autosufficienza dovuta a malattie o condizioni di salute preesistenti.
Costi delle rendite
Espero ha stipulato una convenzione per l’erogazione delle rendite con Assicurazioni Generali S.p.A. e, se richiedi una rendita, il capitale del tuo fondo pensione viene investito in “GESAV”, una Gestione Separata di Assicurazioni Generali.
La Gestione Separata è uno strumento d’investimento tipicamente assicurativo che investe quasi esclusivamente in Titoli di Stato Italiani.
L’erogazione della rendita comporta i seguenti costi:
- Costo di caricamento percentuale relativo alla posizione individuale: 1,24%
- Trattenuto dello 0,55% sulla rivalutazione della Gestione Separata.
Coefficienti di conversione
L’importo della tua rendita varia in base ai coefficienti di trasformazione con cui viene calcolata.
Questi sono i moltiplicatori che vengono applicati per ottenere l’importo della rendita richiesta e variano in base all’età, al sesso e al tipo di rendita richiesta.
Usiamo come esempio la tabella dei coefficienti, usata da Espero, per il calcolo della rendita vitalizia e per prima cosa ti facciamo notare che i coefficienti cambiano anche in base al frazionamento di erogazione che scegli.
Se opti per un accredito annuale o semestrale, trimestrale, bimestrale o mensile, varia l’importo della rendita che ti viene erogata.
In pratica, nei coefficienti è già calcolato un costo che aumenta all’aumentare della frequenza di erogazione.

Poniamo il caso di un pensionato di 67 anni che richiede a Espero la rendita vitalizia mensile, avendo maturato 90.000 € nel fondo pensione.
Il fondo calcola:
90.000 € x 0,0486649 (coefficiente uomini, 67 anni, frazionamento mensile) = 4.379,84 €
Quest’ultimo è l’importo della rendita annua che il pensionato ottiene e che va poi suddiviso nelle varie mensilità.

Se invece di scegliere il frazionamento mensile, la stessa persona optasse per il frazionamento annuale, Espero calcolerebbe:
90.000 € x 0,0497896 (coefficiente uomini, 67 anni, frazionamento annuale) = 4.481,064 €.
Circa 100 € all’anno in più rispetto alla rendita con frazionamento mensile.
Prendiamo ora ad esempio una pensionata donna di 67 anni, il suo fondo pensione con 90.000 € e il frazionamento annuale.
90.000 € x 0,0422912 (coefficiente donne , 67 anni, frazionamento annuale) = 3.806,20 €.
Puoi anche notare che a parità di età (67), a parità di capitale maturato (90.000 €) e a parità di frazionamento (annuo), la rendita della pensionata (3.806 €) è quasi 675 € in meno rispetto a quella del pensionato uomo (4.481 €). Questo avviene perché le donne hanno un’aspettativa media di vita più lunga.
Tutti questi importi sono lordi. Infatti, i contributi versati (e non i rendimenti) verranno tassati con l'aliquota agevolata dal 15% al 9% prevista nella previdenza complementare quando si chiude il fondo essendo pensionati. Di conseguenza, la rendita netta ottenuta sarà proporzionalmente ridotta.
Tieni conto che, in futuro, Espero potrebbe variare i costi che applica, così come potrebbe modificare i coefficienti di conversione delle rendite, in particolare se cambierà l’aspettativa media di vita.
Soglia a 67 anni
Se al pensionamento preferisci ritirare Espero al 100% in capitale, ti ricordiamo che questa opzione è esercitabile solo se il tuo fondo non supera una certa quantità economica.
Il d.Lgs 252/2005, infatti, prevede che, se il 70% del montante finale nel tuo fondo pensione, tramutato in rendita vitalizia, ti dà un importo annuo che supera il 50% dell’assegno sociale, non puoi avere tutto il fondo in capitale.
Nel 2025 l’assegno sociale vale circa 7.000 €.
Quindi, oggi, potresti ritirare tutto il tuo fondo pensione in capitale solo se la rendita vitalizia, ottenuta prendendo il 70% del tuo montante finale, valesse meno di 3.500 € all’anno.
Perché ciò avvenga il tuo fondo non deve superare una soglia quantitativa che varia, anch’essa, in base all’età e al sesso e in Espero è, attualmente, circa 100.000 € per gli uomini e circa 115.000 € per le donne, entrambi a 67 anni con rendita vitalizia.
Gli importi soglia sono destinati ad aumentare dal momento che l’assegno sociale verrà periodicamente ricalcolato.
Opinione sul fondo Espero di Ciao Elsa
Sempre più spesso ci viene chiesto cosa ne pensa Ciao Elsa del fondo pensione Espero, il fondo dedicato in particolare agli insegnanti e ai dipendenti pubblici del settore scolastico. La nostra risposta è che, pur essendo vero che tutti i fondi pensione sono regolati dalla legge 252/2005 e seguono regole comuni, ci sono differenze importanti da conoscere.
Ogni fondo ha caratteristiche specifiche che possono influenzare la convenienza dell’adesione, soprattutto nel caso dei lavoratori pubblici, per cui la previdenza complementare funziona in modo leggermente diverso rispetto al settore privato.
In questa pagina del nostro sito trovi una guida completa al fondo pensione Espero, con spiegazioni semplici, esempi pratici e la nostra opinione professionale per aiutarti a capire se è la scelta giusta per te.
Il fondo pensione Espero conviene?
In ultimo, vediamo come il comparatore di Ciao Elsa può aiutarti a decidere se Espero è la scelta migliore per te.
Cominciamo la comparazione.
Inserisci il tuo anno di nascita e che tipo di lavoratore sei, cioè dipendente del settore privato, dipendente pubblico o un autonomo/libero professionista.
Inserisci ora il CCNL con cui sei inquadrato: lavoratore della scuola.
Fai sapere al comparatore dove hai attualmente il TFR: all’INPS, in un fondo di categoria oppure… non lo sai.
Poniamo il caso tu l’abbia lasciato all’INPS e proseguiamo.
Inserisci ora il tuo reddito annuo lordo (ad esempio 30.000 €) e decidi se vuoi effettuare la simulazione con il TFR.
Il comparatore calcolerà l’importo preciso del tuo TFR annuo, che è il 6,91% della tua RAL.
Andando avanti puoi anche decidere se procedere alla simulazione solo con il TFR oppure aggiungendo un tuo contributo volontario quantificato in 50, 100, 200, 300, 400 o 500 € al mese.
Come preferisci tu!
Ipotizziamo qui 100 € al mese e andiamo avanti.
A questo punto ti vengono poste tre domande che necessitano di piccoli ma fondamentali approfondimenti.
- Qual è la tua propensione al rischio?
Se ti senti incerto nel dare questa risposta, ti abbiamo messo a disposizione un piccolo video in cui ti spieghiamo, in 40 secondi, che cosa si intende per propensione al rischio e, sulla base di queste informazioni, puoi decidere se la tua propensione è bassa, media o alta.
- Quanto ti senti preparato finanziariamente?
Anche in questo caso, cliccando su “come faccio a saperlo”, ti spieghiamo in un breve video cosa si intende quando si dice che si è poco, abbastanza o molto preparati finanziariamente.
- Vuoi vedere i fondi con contributo del datore in cima alla lista?
Il nostro comparatore è l’unico strumento in cui trovi la possibilità di simulare i fantomatici “soldi gratis” a partire dalla tua situazione specifica!
Fatta la scelta, rispondendo ad esempio “sì” per l’ultima domanda, inserisci la tua email e procedi alla comparazione.
Ora il comparatore ti fornisce l’output in cui trovi il fondo Espero con linea crescita o linea garanzia.
Questo avviene perché hai chiesto al comparatore di simulare con il TFR e quindi appare l’unico fondo in cui ti è possibile destinare il tuo TFR.
Il motivo, invece, per cui ottieni non ottieni il risultato con il comparto dinamico è che questo, come abbiamo visto, è stato avviato a fine 2024 e perciò non ha dei rendimenti storici (il comparatore non può utilizzare i dati ufficiali pubblicati nel sito COVIP).
Il comparatore calcola l’importo del contributo datoriale, in questo caso 300 € all’anno in più, che entrano nel tuo fondo pensione se scegli di versare il TFR in Espero.
Appena sopra i “soldi gratis” trovi un’informazione fondamentale: la performance degli ultimi 10 anni espressa in percentuale.
Questo risultato l’abbiamo calcolato noi di Ciao Elsa incrociando i dati dei rendimenti storici della linea d’investimento, estrapolati dal sito COVIP, e l’impatto dei costi applicati dal fondo sugli importi precisi che tu vuoi versare, considerando che tu abbia effettuato un versamento ricorrente annualizzato.
Se apri la tendina “mostra dettagli”, trovi elencati proprio i costi di Espero e nello specchietto sotto trovi quanto ci sarebbe ora nel fondo ipotizzando che tu avessi cominciato a versarci il TFR e 100 € al mese 10 anni fa.
Se ora ti sembra tutto chiaro, ma poi davanti al comparatore ti torna qualche dubbio, sappi che, accanto alla percentuale, trovi una piccola Ⓘ e ti basterà cliccarci sopra per vedere il video in cui ti raccontiamo in dettaglio come abbiamo costruito questo risultato.
E sotto al video, trovi elencati anche tutti i dati che abbiamo utilizzato, compreso il rendimento storico della linea d’investimento.
Come aderire a Espero
Per aderire a Espero, devi scaricare la modulistica di adesione.
Vai nel sito del fondo, clicca su “Modulistica”, poi su “Aderire”: verrai rimandato automaticamente al form per la compilazione della tua richiesta di adesione.
Ora devi procedere in autonomia alla compilazione.
Elsa moduli
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Infatti, uscirai dalla call con l’incartamento necessario tutto compilato e pronto per essere portato al tuo datore di lavoro.
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