Ormai siamo alla fine del 2024 e, se vuoi, sei ancora in tempo per versare qualche soldo in più nel tuo fondo pensione e godere del vantaggio fiscale della deduzione.
I fondi pensione, infatti, oltre al TFR, ti danno la possibilità di versare risparmio tuo, sotto forma di contributo volontario.
In questo caso, sai che stai accantonando dei soldi per il tuo futuro pensionistico e che, quindi, se non in rari casi eccezionali, rivedrai quel denaro tra molti anni.
Prima di affrontare il tema principale di questo articolo, facciamo un passo indietro e riassumiamo gli scopi e gli utilizzi principali dei fondi pensione.
Cos’è un fondo pensione
Si tratta di uno strumento finanziario, regolamentato da un legge, il d.Lgs. 252/2005, nato per supportare la previdenza di primo pilastro, cioè la pensione pubblica.
Noi di Ciao Elsa immaginiamo sempre la previdenza come una casetta che si regge su 3 pilastri:
- il primo è un po’ traballante e si tratta della pensione dell’INPS (o una cassa professionale diversa se sei un libero professionista), che probabilmente, con il sistema contributivo, in pensione ti darà la metà o poco più di quello che guadagnerai come ultimo stipendio. Proprio per questo, con i fondi pensione nasce la possibilità di aggiungere altri 2 pilastri alla casetta.
- il secondo pilastro è il TFR, acronimo di Trattamento di Fine Rapporto. Se sei un dipendente e maturi un TFR puoi farlo versare nel tuo fondo pensione. Tutte le differenze tra lasciare il TFR in azienda o versarlo in fondo pensione, le trovi riassunte in questo video.
- il terzo pilastro è il risparmio personale per la pensione, cioè soldi tuoi che decidi di versare nel tuo fondo pensione dal tuo conto corrente. Il terzo pilastro, noi di Ciao Elsa, lo chiamiamo spesso “aiutati che il ciel t’aiuta”.
Bene, quando parliamo di risparmio, ci riferiamo a soldi che, di tasca tua, entrano in un fondo pensione ed è proprio in riferimento a questo terzo pilastro che si parla della deduzione fiscale.
Cos’è la deduzione fiscale
Prima di tutto ci teniamo a fare un distinguo e a dirti cosa non è.
Spesso, infatti, la deduzione viene scambiata o assimilata alla detrazione.
La detrazione, però, è un recupero fiscale fisso che, nel caso più conosciuto, cioè quello delle spese sanitarie, corrisponde al 19%.
La deduzione, invece, è il meccanismo con cui puoi abbattere l’imponibile, cioè il reddito, su cui paghi le imposte ogni anno.
E prima di proseguire, è utile soffermarci proprio sul sistema con cui paghi le imposte.
Gli scaglioni IRPEF
IRPEF è l’acronimo di Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche e, ogni anno, sia che tu sia dipendente, sia che tu sia un imprenditore o un libero professionista/lavoratore autonomo che opera in regime ordinario, sei tenuto a pagare questa imposta su ciò che guadagni.
Ed è proprio in base a quanto guadagni che questa imposta aumenta o diminuisce, secondo un sistema di scaglioni.
In pratica, sui primi 28.000 € di reddito lordo lo stato ti chiede il 23% di imposta, tra 28.000 € e 50.000 € ti chiede il 35% mentre, se guadagni più di 50.000€ lordi all’anno, devi versare il 43% da 50.000€ in poi.
Un esempio di calcolo dell’IRPEF
Mettiamo caso tu abbia un imponibile annuo lordo di 51.000 €. Lo Stato dividerà il tuo reddito in scaglioni.
Quindi:
- Sui primi 28.000 € pagherai il 23% di IRPEF, cioè 6.440 €;
- Da 28.000 € a 50.000 € (ovvero sui successivi 22.000 €) pagherai il 35%, quindi 7.700 €;
- sugli ultimi 1.000 € pagherai il 43% e, quindi, ulteriori 430 €.
In totale pagherai: 6.440 + 7.700 + 430 = 14.570 €.
Se hai deciso di versare dei soldi tuoi nel tuo fondo pensione, lo Stato ti dice "Bravo!” e ti “abbatte” l’imponibile su cui calcola il tuo IRPEF!
Cioè fa finta che i soldi che hai versato nel tuo fondo pensione tu non li abbia proprio guadagnati e quindi non vuole le tue tasse su quegli importi.
Così funziona la deduzione fiscale nei fondi pensione.
Esempi di deduzione
Se sei un libero professionista o lavoratore autonomo, dichiari 90.000 € e versi 1.000 € quest’anno nel tuo fondo pensione, l’anno prossimo risparmierai 430 €, cioè il 43% di 1000 €.
Se, invece, versi 3.000 €, risparmierai 1.290 € (il 43% di 3.000 €), mentre se versi il massimo importo deducibile, cioè 5.164 €, puoi arrivare ad avere un risparmio fiscale di 2.220 €.
Se invece di essere un libero professionista, sei un lavoratore dipendente e hai una RAL (Retribuzione Annua Lorda) che corrisponde a un imponibile di 50.000 €, allora risparmierai non più il 43% di IRPEF sugli importi che versi nel fondo pensione, ma il 35%, cioè la percentuale prevista nello scaglione che corrisponde ai redditi percepiti tra 28.000 € e 50.000 €.
E, quindi, se versi 1000 € ne risparmi 350 €, se versi 3.000 € ne risparmi 1.050 €, mentre se versi 5.164 €, ne risparmi 1.807 €.
E se, invece, hai una RAL di 52k e ne versi 5000 nel fondo pensione?
Come vedi, in questo esempio, sei a cavallo tra due scaglioni IRPEF e, quindi, risparmierai il 43% sui primi 2.000 € (cioè 860 €) e il 35% sugli altri 3.000 € (cioè 1.050 €).
Un caso particolare: il regime forfettario
Se lavori con una partita IVA in regime forfettario, lo Stato ti agevola fiscalmente facendoti pagare un’imposta sostitutiva del 5% nei primi cinque anni di attività e del 15% dal sesto anno in poi.
Questa imposta sostitutiva, lo dice la parola stessa, sostituisce l’IRPEF.
Se operi in regime forfettario, infatti, non sei tenuto al pagamento dell’IRPEF, quindi non deduci nulla di ciò che versi nel tuo fondo pensione.
In questo caso, allora, invece di inserire i versamenti in dichiarazione dei redditi, ti basterà compilare il Modulo dei Contributi non Dedotti e presentarlo al tuo fondo pensione.
Questo ti permetterà di non pagare la tassazione finale prevista nella previdenza complementare su tutti gli importi che godono di beneficio fiscale.
In pratica, a te lo Stato dice: “visto che non ti ho agevolato fiscalmente mentre versavi, non ti chiedo tasse quando ritiri il tuo fondo pensione”.
Ricordati che, se un giorno lavorerai in regime ordinario o diventerai dipendente, tutto quello che abbiamo detto in questo articolo dedicato alla deduzione, riguarderà direttamente anche te.
Tetto di deducibilità ed extra-deducibilità
Ogni anno hai a disposizione al massimo 5164,57 € che lo Stato ti consente di dedurre con il tuo fondo pensione.
Sembra una cifra assurda, ma sono i vecchi 10 milioni di Lire convertiti in Euro.
Se, però, rispetti alcuni requisiti, puoi dedurre ogni anno anche più di questa cifra. Nei fondi pensione, infatti, esiste l’extra-deducibilità.
Per poterla ottenere i requisiti sono due:
- essere stato assunto per la prima volta dopo il 1° gennaio del 2007, e quindi a quella data non avere una posizione contributiva aperta presso un qualsiasi ente di previdenza obbligatoria (es. INPS)
- nei primi 5 anni di adesione alla previdenza complementare, aver versato importi inferiori a 5.164,57€ o non aver versato affatto contributi volontari. In pratica, non hai sfruttato del tutto, o non hai sfruttato per niente, la deduzione nei primi 5 anni di vita del tuo fondo pensione
Se rientri nei requisiti che ti abbiamo appena descritto, sappi che, dalla sesta annualità di partecipazione al fondo pensione e per i successivi 20 anni ti sarà possibile recuperare il tetto massimo deducibile ordinario che non hai utilizzato nei primi 5 anni, fino a un ulteriore bonus annuo di massimo 2.582,29 €, per un valore massimo possibile che arriva a 7.746,86 € annui.
Un esempio pratico
Se nei primi 5 anni hai versato un importo di 2.000 € all’anno, alla fine dei 5 anni avrai dedotto 10.000 € complessivi e ti ritroverai con 15.822,85 € di bonus deducibile addizionale, cioè quei 3.164,57 € all’anno che non hai sfruttato, ogni anno, per 5 anni.
Ecco allora che, a partire dal sesto anno, potrai aggiungere i 15.822,85 € alla deduzione ordinaria di 5.164 € all’anno.
In pratica potrai utilizzare i 15.822,85 € nei 20 anni successivi in dichiarazione dei redditi sfruttando questo nuovo tetto deducibile e di conseguenza risparmiando più tasse.
Se poi, in un anno, versi più del tetto che ti è consentito, puoi fare ciò che fanno le partite IVA forfettarie: compili il modulo dei Contributi non Dedotti e dichiari al tuo fondo che di ciò che hai versato l’anno scorso, quest’anno non hai potuto dedurre un TOT, e questo TOT non sarà tassato quando andrai a chiudere il tuo fondo pensione.
Le percentuali dell’accordo datoriale
Se sei un dipendente e versi il TFR in un fondo pensione che ha un accordo con la tua azienda, puoi ottenere il contributo datoriale.
Il contributo datoriale è una percentuale della tua RAL che, sotto forma di extra, entra ogni anno nel tuo fondo pensione oltre al TFR al verificarsi di alcune condizioni:
- Sei assunto con un contratto da dipendente legato a un CCNL;
- Hai scelto di far versare il tuo TFR in un fondo negoziale o in un fondo aperto con cui la tua azienda ha un accordo;
- Sei disposto a versare nel tuo fondo pensione anche tu una piccola percentuale del tuo stipendio che ti viene prelevata direttamente dalla busta paga.
Noi di Ciao Elsa chiamiamo il contributo datoriale “soldi gratis” perché, anche se l’importo cambia in base alla tua RAL e al tuo CCNL, di solito corrisponde a qualche centinaio di Euro in più che entrano nel tuo fondo pensione ogni anno, se hai scelto di sfruttare l’accordo datoriale.
Qualche esempio di percentuali di accordo datoriale
Il settore terziario commercio prevede, per il dipendente, un versamento minimo dello 0,55% della RAL e, per il datore di lavoro, il versamento dell’1,55% della RAL.
Chi lavora nel settore chimico farmaceutico deve versare l’1,2% della sua RAL per ottenere il 2,1% dal suo datore di lavoro.
I dipendenti pubblici, sia che abbiano il fondo Espero per i dipendenti della scuola sia che aderiscano al fondo Perseo Sirio per i dipendenti della pubblica amministrazione e della sanità, versano, se vogliono, l’1% della loro RAL per ottenere un contributo datoriale equivalente, cioè sempre dell’1%.
Controlla, quindi, quali sono le percentuali del tuo CCNL per sapere quanto dovresti versare per ottenere l’extra da parte del tuo datore di lavoro e chiedi alla tua azienda con che fondi ha l’accordo.
Controlla anche su quale cifra vengono imputate le %, perché in alcuni casi non si fa riferimento alla retribuzione lorda ma ad altre voci, come i minimi tabellari (ad esempio nel settore metalmeccanico).
La deduzione dell’accordo
Ciò che ci interessa, in questo articolo, è renderti consapevole del fatto che, se sfrutti l’accordo datoriale, porti tu dipendente in deduzione fiscale entrambe le percentuali dell’accordo.
Quindi, lo stesso tipo di risparmio che hai sui contributi che versi volontariamente nel tuo fondo pensione, lo ottieni anche sulle due percentuali dell’accordo datoriale.
Un esempio
Ipotizziamo che tu abbia una RAL di 40.000 € e che lavori nel settore terziario commercio.
Sfrutti l’accordo del tuo CCNL, quindi versi nel fondo pensione con accordo lo 0,55% della tua RAL, cioè 220 € all’anno e la tua azienda aggiunge l’1,55%, sempre calcolati a partire dalla tua RAL, quindi 620 € all’anno.
Così facendo, ogni anno deduci 220 + 620, quindi 840 €.
Ecco, se intendi sfruttare di più la deduzione fiscale dei fondi pensione avrai a disposizione ancora 4.324 € all’anno che potrai versare in un fondo pensione per dedurre (cioè 5.164 € meno gli 840 Euro che già deduci sfruttando l’accordo).
Se lo desideri, puoi anche aumentare la tua percentuale di prelievo dalla busta paga lorda e invece di versare nel tuo fondo la percentuale minima stabilita dal tuo CCNL, puoi far prelevare dalla tua busta paga una percentuale maggiore, ad esempio il 2% o il 3% o il 5%.
Welfare aziendale e deduzione fiscale
Lo stesso meccanismo di beneficio fiscale previsto per il contributo datoriale, vale anche se decidi di inserire nel tuo fondo pensione importi provenienti dal welfare aziendale che non hai speso durante l’anno.
Abbiamo dedicato un approfondimento specifico al tema del welfare nella previdenza complementare e in questo articolo ti ricordiamo che anche gli importi di welfare sono detassati e rientrano sempre nel limite dei 5.164,57 € previsti dal d.Lgs 252/2005.
Fa eccezione il premio di risultato fino a 3.000 € convertito in welfare.
In questo caso, se lo inserisci nel tuo fondo pensione, non ci paghi le tasse, ma non erodi neanche il plafond di deducibilità annua perché, il premio di risultato in previdenza complementare viene detassato e va oltre i 5.164,57 €.
Step pratici per ottenere la deduzione
Per garantirti il risparmio fiscale della deduzione devi far sapere allo Stato che hai versato dei soldi nel tuo fondo pensione.
La dichiarazione dei redditi
Se sei un lavoratore autonomo e nel 2024 hai versato dei soldi nel tuo fondo, nella dichiarazione dei redditi del 2025, inserirai questi versamenti e lo Stato non ti farà sborsare le imposte che invece gli dovresti se non avessi versato questi soldi nella tua previdenza complementare.
Se sei un dipendente, al 31/12/2024 hai già pagato l’IRPEF su tutta la tua retribuzione e se quest’anno hai fatto dei bonifici dal tuo conto al tuo fondo pensione, dovrai inserirli nella dichiarazione dei redditi che presenterai nel 2025.
Fatto questo, nella busta paga successiva alla tua dichiarazione nel 2025, lo Stato ti restituirà le imposte che hai pagato nel 2024 anche sui soldi che hai versato nel tuo fondo pensione e ti troverai in conto corrente, oltre allo stipendio, anche i soldi delle imposte che lo Stato non vuole più e ti restituisce.
La dichiarazione dei redditi è necessaria ogni qualvolta fai dei versamenti dal tuo conto corrente al tuo fondo pensione.
La deduzione dell’accordo in busta paga
Per dedurre gli importi dell’accordo, invece, non hai bisogno del 730 perché, in questo caso, la deduzione viene contabilizzata tutti i mesi in busta paga.
In pratica, la tua percentuale viene trattenuta mensilmente dalla tua busta paga lorda e il tuo imponibile IRPEF di quel mese viene, effettivamente, abbattuto di quella cifra. Al contempo, quella cifra viene dedotta nel mese stesso in busta paga.
La percentuale del datore di lavoro, invece, è come un pezzetto di retribuzione in più su cui non paghi l’IRPEF perché non ti viene accreditato in conto, ma versato nel tuo fondo pensione.
La deduzione del welfare aziendale
Esattamente come per il contributo datoriale, il welfare versato in previdenza complementare è come un pezzetto di RAL in più su cui non viene applicata l’IRPEF.
Quindi non serve inserire quegli importi in dichiarazione dei redditi.
Modalità pratiche di versamento dei contributi volontari
Per alimentare il tuo fondo pensione con soldi tuoi puoi effettuare dei bonifici periodici utilizzando l’IBAN che ti ha comunicato il tuo fondo pensione.
I bonifici possono essere più o meno consistenti di volta in volta e non sei obbligato a versare ogni anno lo stesso importo.
Se, invece, preferisci essere costante, puoi anche dare un mandato di pagamento con SDD e tutti i mesi dal tuo conto corrente partirà un bonifico automatico dell’importo che hai stabilito e verrà inserita quella liquidità nel tuo fondo pensione.
In qualche caso, specie se il tuo fondo pensione è istituito da un’assicurazione o una banca con sedi fisiche sul territorio, viene accettato il metodo di pagamento tramite assegno. In pratica, ti rechi nella sede della compagnia con cui hai aperto il tuo fondo e porti l’assegno con l’importo che hai stabilito.
Talvolta, sempre presso filiali o agenzie fisiche, puoi pagare anche tramite POS con il tuo bancomat o la tua carta di credito.
Non è invece ammesso, in nessun caso, il pagamento in contanti.