Relazione e rendimenti COVIP: è necessaria un maggiore educazione finanziaria pensionistica

Nel suo intervento alla Camera dei Deputati per la presentazione della Relazione annuale 2024, il Presidente della COVIP, Mario Pepe, ha delineato con chiarezza lo stato di salute della previdenza complementare in Italia. 

Ne emerge un quadro fatto di luci e ombre: da un lato, la crescita costante degli iscritti e dei patrimoni gestiti; dall’altro, disuguaglianze strutturali, scarsa partecipazione di alcune categorie sociali e la necessità di una maggiore cultura previdenziale.

Quello della previdenza complementare è un tema oggi più che mai centrale. 

Con un sistema pensionistico pubblico che nei prossimi decenni dovrà confrontarsi con uno squilibrio demografico crescente, la costruzione di un secondo pilastro solido, diffuso e accessibile rappresenta non solo un’opportunità, ma una necessità.

Qui puoi trovare un nostro approfondimento su come funziona il versamento dei contributi previdenziali.

Crescita degli iscritti e dei contributi: segnali incoraggianti

A fine 2024, le posizioni aperte in forme pensionistiche complementari hanno superato la soglia dei 10 milioni e includendo anche le posizioni doppie, il dato corretto si attesta attorno agli 8,7 milioni di individui, (per “posizioni doppie” si intendono gli aderenti che hanno più di un fondo pensione aperto a loro nome). 

Si tratta di un risultato significativo, che rappresenta un incremento del 4% rispetto al 2023 e conferma il trend positivo registrato negli ultimi anni. 

Il tasso di adesione, calcolato sul totale della forza lavoro, ha raggiunto il 38,3%, rispetto al 31,8% di cinque anni fa. Se riferito ai soli individui che hanno versato contributi nel 2024, la percentuale purtroppo scende al 27,6%.

Questo significa che una quota consistente di aderenti non versa nel proprio fondo pensione alcun contributo, né volontario, né aziendale e nemmeno il TFR. 

In particolare, crescono gli iscritti ai fondi negoziali (+5,5%) e ai fondi pensione aperti (+7%), mentre i PIP (Piani Individuali Pensionistici) segnano un incremento più contenuto (+2,5%). 

In parallelo, si osserva un aumento delle posizioni attive, cioè quelle effettivamente alimentate da contribuzioni, segnale positivo in termini di continuità e regolarità della partecipazione.

I contributi annui versati nel sistema hanno superato i 19 miliardi di euro, di cui circa 8,6 miliardi provenienti dal TFR conferito ai fondi pensione. 

Quest’ultimo dato merita attenzione: rappresenta solo il 25% del TFR complessivamente generato dal sistema produttivo, mentre il restante 75% continua a restare al di fuori della previdenza complementare, lasciato in azienda o conferito al Fondo di Tesoreria Inps.

Se anche il tuo TFR è tra quel 75% che non viene destinato ad un fondo pensione, leggi il nostro approfondimento → TFR in azienda o nel fondo pensione: quale conviene davvero e perché!

Rendimenti COVIP: bene il 2024, ma serve maggiore consapevolezza

Il 2024 è stato un anno positivo sul fronte dei rendimenti. 

Le linee azionarie hanno ottenuto performance medie attorno al 10,4% nei fondi negoziali e aperti, e al 13% nei PIP.

Dobbiamo far presente che i rendimenti dei PIP sono rappresentati al lordo della tassazione dovuta allo Stato sulle plusvalenze, mentre i rendimenti degli FPN e degli FPA sono pubblicati nel sito COVIP al netto della tassazione che, lo ricordiamo, è del 20% su azioni e obbligazioni e del 12,5% sui Titoli di Stato. 

Le linee bilanciate si sono attestate in media tra il 6% e il 7%, mentre le linee obbligazionarie e garantite hanno riportato risultati più contenuti ma comunque positivi. 

Su un orizzonte decennale, le linee con maggiore esposizione azionaria hanno ottenuto un rendimento medio annuo composto del 4,5%: la rivalutazione media del TFR lasciato in azienda si è assestata sul 2,4%. 

Per fare un esempio pratico, un lavoratore che avesse iniziato a versare 2.500 euro all'anno in un fondo pensione dieci anni fa, ottenendo un rendimento medio composto del 4,5% annuo (al netto di costi di gestione e imposte), oggi disporrebbe di una posizione maturata di circa 30.720 euro, a fronte di un versamento complessivo di 25.000 euro. 

Il comparatore di Ciao Elsa ti permette di effettuare questo tipo di simulazione per ogni linea d’investimento dei fondi pensione attualmente disponibili, utilizzando proprio i dati ufficiali della Covip e le tue caratteristiche personali di inquadramento, reddito, età e propensione al rischio. 

Eppure, solo l’11,7% degli iscritti opta per linee azionarie, mentre la maggior parte si orienta verso comparti garantiti o obbligazionari. Una scelta che, spesso, non riflette una valutazione consapevole, ma è dettata dall’impostazione di default del fondo in caso di silenzio assenso o dalla mancanza di informazioni e supporto al momento dell’adesione.

In tal senso, il Presidente COVIP ha sottolineato la necessità di superare questo approccio e promuovere modelli di investimento "life-cycle", cioè strategie che modificano il grado di volatilità e il rischio in base all’età dell’iscritto, aumentando l’esposizione azionaria in giovane età e riducendola progressivamente nel tempo, fino ad arrivare a un investimento garantito prima del pensionamento. 

I piani di tipo life-cycle sono tuttavia ancora poco diffusi: alla fine del 2023 erano offerti da soli 9 fondi aperti, 5 fondi negoziali e 18 PIP.

COVIP ha poi analizzato l’impatto che i costi di gestione possono avere direttamente sui rendimenti netti finali. Su un orizzonte di partecipazione di 35 anni, una riduzione del costo annuo dell’1% può tradursi in una prestazione finale più alta del 18-20%.

In questo contesto, i fondi negoziali si confermano particolarmente competitivi: su un periodo di dieci anni, il loro Indicatore Sintetico dei Costi (ISC) si attesta in media allo 0,49%. Più alti i costi per le altre forme: l’ISC è pari all’1,35% per i fondi aperti e raggiunge il 2,17% per i PIP.

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Disuguaglianze strutturali: genere, territorio e reddito

Nonostante la crescita complessiva del sistema, la relazione della COVIP evidenzia persistenti diseguaglianze nella partecipazione alla previdenza complementare. 

In particolare:

  • La partecipazione femminile resta significativamente più bassa rispetto a quella maschile. Le donne risultano meno presenti nella previdenza complementare, con un tasso di adesione più basso di circa 7 punti percentuali rispetto agli uomini. Purtroppo questo gap previdenziale è ancora molto marcato. Questa situazione è il riflesso di una disparità più ampia, che parte molto spesso da un minor coinvolgimento nel mondo del lavoro e si estende al gender pay gap: minore continuità occupazionale, interruzioni legate alla maternità, minori retribuzioni e maggiori carichi di cura rendono la costruzione di una pensione (pubblica e complementare) più difficile per le lavoratrici. Ciò si traduce, in prospettiva, in una doppia penalizzazione pensionistica: minore pensione pubblica e minore integrazione privata.

  • Sotto il profilo territoriale, il sistema della previdenza complementare presenta forti disomogeneità. L’adesione è decisamente più elevata nelle regioni del Nord, dove il mercato del lavoro è più stabile, il reddito medio più alto e l’informazione previdenziale più diffusa. In queste aree, il contributo medio annuo può superare i 3.600 euro. Al contrario, nel Mezzogiorno il tasso di adesione è più basso, e il contributo medio annuo può scendere sotto la soglia dei 1.800 euro, praticamente la metà. 

    Le cause di questo divario sono molteplici: maggiore instabilità occupazionale, redditi più bassi, minore presenza di imprese strutturate e una diffusione meno capillare dei fondi pensione, in particolare dei fondi negoziali. Ma c’è anche un tema culturale: la minore consapevolezza dell’importanza della previdenza integrativa in contesti economicamente più fragili. 

    Questa disuguaglianza rischia di acuirsi nel tempo, generando un sistema pensionistico “doppio”, in cui chi vive al Nord ha più strumenti per integrare la propria pensione rispetto a chi lavora al Sud, dove il solo assegno pubblico potrebbe non essere sufficiente a garantire un tenore di vita dignitoso.
  • Una delle sfide principali del sistema resta l’inclusione delle nuove generazioni. La Relazione COVIP evidenzia come l’adesione tra i più giovani sia ancora troppo bassa rispetto al potenziale e alle esigenze previdenziali future. Eppure, sono proprio i giovani, destinati a ricevere pensioni pubbliche calcolate interamente con il metodo contributivo, ad avere il maggiore bisogno di costruirsi una pensione integrativa.

A incidere negativamente sono diversi fattori: carriere lavorative discontinue, precarietà contrattuale, salari bassi e, soprattutto, una scarsa percezione del rischio previdenziale a lungo termine. Inoltre, la cultura del risparmio previdenziale fatica a entrare nella quotidianità delle nuove generazioni, poco abituate a pensare in termini di “pensione” in età precoce.

Da questo excursus possiamo notare come, paradossalmente, proprio chi avrà maggior bisogno di integrare la pensione pubblica è oggi meno rappresentato nel sistema e su questo è necessario e urgente agire quanto prima in modo efficace, garantendo accesso diffuso a informazioni utili ed essenziali per essere più consapevoli e, dunque, poter scegliere come agire.


Educazione finanziaria alla previdenza e incentivi: nuove opportunità

È in questo contesto che assumono importanza le proposte avanzate dalla stessa COVIP, come l’introduzione di meccanismi di adesione automatica con possibilità di recesso, incentivi fiscali mirati per le fasce più deboli e iniziative strutturate di educazione previdenziale nelle scuole e nelle università.

Analizziamoli insieme: 

  • Campagne informative efficaci. Il Presidente della COVIP lo indica come uno dei passaggi fondamentali per poter spiegare in modo chiaro e accessibile il funzionamento e i vantaggi della previdenza complementare, con particolare attenzione ai giovani e alle fasce più deboli della popolazione. In questo contesto, l’educazione finanziaria e previdenziale assume un ruolo decisivo: da essa ci si attende effetti positivi sia in termini di partecipazione, sia in termini di consapevolezza nelle scelte di adesione ai sistemi di previdenza complementare.

  • Introduzione di meccanismi che rendano più automatica l’iscrizione ai fondi pensione, come il silenzio-assenso (già presente in caso di nuova assunzione per la destinazione del TFR, cosiddette “iscrizioni tacite”) o l’adesione automatica con diritto di recesso. Quest’ultimo meccanismo, noto come "auto-enrolment" e già in uso in alcuni paesi europei, prevede che i datori di lavoro iscrivano automaticamente i loro dipendenti a un determinato fondo pensione. Tuttavia, i dipendenti hanno il diritto di recedere dall'adesione entro un periodo specificato, di solito un mese, senza subire alcuna penalità. L’obiettivo dichiarato è incentivare una più ampia adesione alla previdenza complementare, contrastando l’inerzia iniziale, ma garantendo al tempo stesso la libertà di uscire per chi non desidera partecipare.

  • Il Presidente Pepe sottolinea la necessità di superare l’attuale impostazione, che prevede l’assegnazione automatica ai comparti garantiti in caso di adesione “tacita”. Alla luce dei dati evidenziati, risulta evidente come i rendimenti medi annui composti delle linee con maggiore componente azionaria siano sensibilmente superiori rispetto a quelli delle linee garantite, se osservati su un orizzonte temporale di lungo periodo. Per questo motivo, si auspica che la scelta di default venga orientata verso un modello “life-cycle”, più coerente con l’età dell’iscritto e con la logica di accumulo previdenziale.

  • Incentivi fiscali selettivi, studiati per favorire l’ingresso di soggetti oggi sottorappresentati come i giovani, le donne e i lavoratori precari.
    Per sostenere in particolare chi si trova in condizioni lavorative e reddituali più fragili e che proprio per questo avrebbe maggiore bisogno di una tutela nella fase anziana della vita, COVIP ipotizza, nei primi anni di adesione al fondo pensione, la trasformazione della deducibilità fiscale in una contribuzione di ingresso.

    Un contributo iniziale potrebbe essere previsto anche alla nascita, con l’obiettivo di favorire l’iscrizione dei minori alla previdenza complementare.

    Altri possibili interventi potrebbero riguardare l’uso flessibile delle deduzioni fiscali, permettendo a chi ha carriere discontinue di recuperare negli anni successivi i benefici fiscali non fruiti.
  • Nuove prestazioni finali: un’ulteriore evoluzione del sistema evidenziato da COVIP riguarda la fase di erogazione delle prestazioni, con l’obiettivo di renderla più flessibile e adatta alle esigenze dei vari aderenti. Attualmente, il quadro normativo prevede il vincolo di convertire in rendita vitalizia almeno il 50% del montante accumulato, limitando (ma non escludendo) la possibilità di ricevere il capitale in forma liquida. Per maggiori informazioni sul tema, ecco il nostro approfondimento.

Tuttavia, le attuali scelte degli iscritti mostrano una chiara preferenza per il capitale rispetto alla rendita. Secondo COVIP, questo scostamento tra normativa e comportamento reale rende necessario introdurre modalità alternative di erogazione della prestazione.

Prendendo spunto anche da esperienze estere, COVIP propone di affiancare alla rendita vitalizia altre opzioni di “pagamento” che intercettino meglio le preferenze degli aderenti. Tra queste, l’ipotesi di consentire ai fondi pensione di erogare direttamente la prestazione sotto forma di prelievi programmati, senza passare per le compagnie assicurative, secondo uno schema analogo a quello già previsto per la RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata). In altre parole, si suggerisce di introdurre la possibilità per l’aderente di mantenere il montante investito nel fondo e prelevarlo gradualmente nel tempo.


Il punto di vista di Ciao Elsa

La Relazione COVIP 2024 restituisce l’immagine di una previdenza complementare in crescita, ma ancora attraversata da squilibri e margini di miglioramento. L’aumento degli iscritti e dei rendimenti rappresenta un segnale positivo, ma non basta: le persistenti disuguaglianze di genere, territorio ed età evidenziano la necessità di un sistema che tenga conto di queste variabili.

Per rafforzare l’efficacia della previdenza complementare, la COVIP propone interventi mirati: dalla revisione della leva fiscale alla maggiore flessibilità nella fase di erogazione, fino all’introduzione di modelli di adesione automatica. 

In Ciao Elsa crediamo fermamente in ogni iniziativa che aiuti le persone a prendersi cura del proprio futuro previdenziale e a valorizzare le opportunità offerte dallo Stato attraverso la previdenza complementare.

Ma oggi, in Italia, due lavoratori su tre che potrebbero aderire a un fondo pensione non lo fanno, e la principale causa è la mancanza di conoscenza

I fondi pensione sono strumenti utili, ma complessi e per trarne il massimo beneficio è fondamentale capirne il funzionamento e valutare come poterli inserire nella propria situazione personale e lavorativa.

L’introduzione di eventuali meccanismi di adesione automatica potrebbe rappresentare una svolta, ma solo se accompagnata da un’informazione capillare e chiara per tutti. 

La missione di Ciao Elsa è rendere facile e accessibile a tutti la gestione previdenziale perché ogni lavoratore possa esercitare una scelta libera, informata e consapevole che possa portare, nel tempo, a sicurezza e sostenibilità nella fase post-lavorativa. 

In tal senso, accogliamo con favore le parole del Presidente COVIP che esorta ad avviare, prima di tutto, campagne informative orientate a tutti i tipi di cittadini. In assenza di una comunicazione efficace, il rischio è quello di alimentare sfiducia, confusione o addirittura rigetto verso un sistema che invece può rappresentare una risorsa molto preziosa.

Link utili e approfondimenti

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