Siamo ormai a fine anno e nei prossimi giorni dovrebbe diventare definitivo il Testo della Legge di Bilancio per il 2025 che il consiglio dei Ministri ha presentato il 23 ottobre scorso.
Da quel momento ad oggi, il Testo della Manovra è stato oggetto di discussione parlamentare e nei prossimi giorni si svolgeranno le votazioni sui vari emendamenti che porteranno, poi, alla versione definitiva della Manovra 2025.
Una delle proposte più dibattute, in ambito pensionistico, è l’introduzione di un semestre di silenzio/assenso per la destinazione del TFR dei dipendenti a una forma di previdenza complementare.
In questo blog, abbiamo seguito l’andamento della proposta di cui alcuni esponenti della maggioranza di Governo avevano cominciato a parlare già verso la fine dell’estate 2024, qualche mese prima che venisse presentato il Testo dal Consiglio dei Ministri.
Qualche giorno prima della presentazione del Testo, sembrava ormai certo che il silenzio/assenso vi avrebbe fatto parte.
In particolare, il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Claudio Durigon, aveva rilasciato una breve dichiarazione specificando che avrebbe richiesto al Governo l’introduzione di un semestre di Silenzio Assenso sulla previdenza complementare.
Nel Testo della Manovra presentato il 23 ottobre, invece, il semestre di silenzio/assenso non ha trovato spazio.
Questo ha comportato un lungo e acceso dibattito, all’interno della maggioranza stessa, in quanto la proposta è ritenuta da molti necessaria e la sua introduzione è considerata auspicabile.
Cos’è il semestre di Silenzio/Assenso
È una finestra temporale di 6 mesi, durante la quale si chiede a tutti i lavoratori dipendenti che hanno lasciato il TFR in azienda, di indicare, di nuovo esplicitamente, la propria volontà di versare o meno il proprio TFR in fondo pensione.
Se il lavoratore non risponde ufficialmente entro lo scadere del semestre, cioè in caso di silenzio, scatta in automatico il versamento del suo TFR maturando a una forma di previdenza complementare.
Per la precisione, il TFR maturando viene versato nel fondo di categoria del proprio CCNL oppure, se l’azienda ha più fondi in accordo, nel fondo con il maggior numero di adesioni o ancora, se l’azienda non ha accordi, al fondo Cometa, che è il fondo di categoria del CCNL metalmeccanico.
La scelta, o per meglio dire in questo caso, la non scelta, di fatto comporta una situazione irreversibile, che il lavoratore non potrà modificare in futuro.
Infatti, se si lascia il TFR in azienda, si può modificare questa scelta in qualunque momento e optare per il versamento del TFR maturando in un fondo pensione.
Se, invece, si sceglie il fondo pensione, non si può poi cambiare idea e lasciare nuovamente il TFR in azienda.
Questa regola è stabilita dal d.Lgs 252/2005 che regolamenta la previdenza complementare e il versamento del TFR nei fondi pensione e si trova esplicitata anche nel sito della COVIP, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione.
Vantaggi del TFR in un fondo pensione
Il fondo pensione è uno strumento finanziario intestato al dipendente, in cui l’azienda versa periodicamente gli importi di TFR maturando.
Versare il proprio TFR in un fondo pensione presenta due indiscutibili vantaggi, di cui non si può beneficiare se si lascia il TFR in azienda.
1. Tassazione agevolata
La tassazione applicata al TFR lasciato in azienda varia da un minimo del 23% a un massimo del 43%, viene calcolata in base all’aliquota media Irpef delle ultime cinque retribuzioni ed è dovuta in qualsiasi caso di conclusione del rapporto di lavoro, non necessariamente per pensionamento.
Il TFR versato nel fondo pensione, invece, verrà tassato con un’aliquota agevolata che va da un minimo del 9% a un massimo del 15% calcolata solo in base al tempo di permanenza nel fondo.
Se si apre il primo fondo pensione e si va in pensione nei 15 anni successivi, la tassazione è la massima: il 15%.
Per ogni anno di permanenza in più oltre al 15esimo, questa tassazione diminuisce dello 0,3% all’anno, fino ad arrivare al 9% se si resta nella previdenza complementare per 35 anni o più.
La tassazione agevolata nei fondi pensione si ottiene solo se si chiude il fondo dopo che si è arrivati in pensione.
In caso di cambio azienda, quindi, il TFR nel fondo pensione non viene liquidato, ma se si rimane senza lavoro è possibile riscattare il fondo prima di essere arrivati in pensione, pagando una tassazione fissa del 23%.
2. Il contributo datoriale
Il TFR versato in un fondo pensione offre la possibilità di avere il contributo datoriale, cioè una percentuale spesso calcolata sulla RAL (Retribuzione Annua Lorda) che, sotto forma di soldi extra, entra ogni anno nel proprio fondo pensione oltre al TFR.
Questo è possibile se il dipendente è disposto a versare anche lui una piccola percentuale della sua RAL in un fondo pensione che prevede l’accordo con l’azienda, di solito il fondo di categoria.
Inoltre, gli importi di questi due contributi, quello personale e quello datoriale, vengono dedotti dal dipendente, che recupera l’aliquota IRPEF massima in base alla sua RAL. Le percentuali dell’accordo sono stabilite dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro con cui si viene assunti e variano da un CCNL all’altro.
Versare il TFR in un fondo pensione offre, perciò, innegabili vantaggi.
A questo si aggiunge una necessità sempre più urgente di pianificare e costruire un’integrazione pensionistica.
Con il sistema contributivo, infatti, le pensioni saranno poco più della metà rispetto agli stipendi percepiti a fine carriera.
È importante che la scelta sia consapevole
L’introduzione di un semestre di silenzio assenso comporta senza dubbio una spinta strategica nei confronti della previdenza complementare.
Ciao Elsa è nata proprio per rendere facili e comprensibili tutte le cose noiose che ruotano attorno al TFR e alla previdenza complementare.
Siamo, quindi, favorevoli ai cambiamenti che incentivano i lavoratori a occuparsi di questo aspetto fondamentale della loro vita e a sfruttare le possibilità che lo Stato ci mette a disposizione con i fondi pensione.
Riteniamo, però, fondamentale che i lavoratori possano prendere decisioni informate, comprendendo appieno i vantaggi e le regole della previdenza complementare.
Oggi, due terzi degli aventi diritto in Italia non ha aperto un fondo pensione e la ragione principale è la scarsa conoscenza dello strumento.
I lavoratori devono poter esercitare una scelta libera e autonoma, non subirla.
Se il semestre di silenzio/assenso entrerà nel Testo definitivo della Manovra e sarà realizzato nel 2025, a nostro avviso sarà ancora più urgente e necessaria una corretta informazione, che sottolinei come i fondi pensione siano strumenti disciplinati dalla legge, controllati dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP) e tenuti al rispetto delle regole stabilite dal d.Lgs 252/2005.
Accanto a questo sarà fondamentale spiegare ai lavoratori come si comunica la propria decisione, per evitare di ritrovarsi a fare i conti con una non scelta.
Il modulo TFR2
Ogni volta che vieni assunto, il tuo datore di lavoro ti consegna un documento che devi compilare, firmare e restituirgli.
Questo documento si chiama Modulo TFR2 e serve a dichiarare ufficialmente al tuo datore di lavoro dove vuoi destinare il TFR che maturerai finché lavorerai per lui.
Come abbiamo visto hai a disposizione due opzioni:
- lasciarlo in azienda
- farlo versare in un fondo pensione
Se opti per la prima opzione, dovrai compilare il modulo in un certo modo, se invece scegli di far versare il tuo TFR in un fondo pensione, dovrai compilare il modulo diversamente e consegnarlo alla tua azienda, allegando anche il modulo di adesione che hai compilato quando hai aperto il tuo fondo.
A seconda, poi, di quando è cominciata la tua vita lavorativa, dovrai compilare la relativa sezione del modulo.
Oltre che nel momento dell’assunzione, potresti dover compilare il modulo TFR2 anche in un altro momento e cioè se, avendo inizialmente optato di lasciare il TFR in azienda, cambiassi idea e volessi destinarlo a un fondo pensione.
La prima cosa da fare, in questo caso, è assicurarsi di avere un fondo pensione; a questo punto il modulo TFR2 andrà ri-compilato e ri-consegnato, comunicando al datore di lavoro la tua nuova decisione, e allegando la modulistica di adesione al tuo fondo pensione.
Cosa cambia se verrà aperto il semestre di silenzio/assenso nel 2025?
In questo caso, se la tua scelta era stata di lasciare il TFR in azienda, ti verrà consegnato nuovamente il modulo TFR2, che dovrai ricompilare per ribadire la tua scelta o modificarla.
Nel caso non lo facessi entro 6 mesi, ecco che entra in gioco la destinazione “automatica” del tuo TFR a un fondo pensione, come descritto sopra.
Infine ricorda che, se sei stato assunto prima del 2007 nell’azienda in cui tutt’oggi lavori, e decidi ora di versare il TFR maturando in previdenza complementare, non dovrai compilare il modulo TFR2, ma il modulo TFR1.