Circa due settimane fa in questo blog e sulla pagina YT di Ciao Elsa, abbiamo parlato di potenziali novità sulle modalità di accesso ai fondi pensione con il proprio TFR.
Si trattava di due modifiche che erano state avanzate da esponenti della maggioranza di Governo e che riguardavano:
- l’obbligo di versare il 25% del proprio TFR a una forma di previdenza complementare;
- l’introduzione di un semestre di silenzio/assenso.
Oggi torniamo a parlare della seconda proposta, quella sul silenzio assenso, perché ieri, 15 ottobre 2024, si è riunito il Consiglio dei Ministri per varare la prossima manovra finanziaria e il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Claudio Durigon, ha rilasciato una breve dichiarazione specificando che avrebbe richiesto al Governo l’introduzione di un semestre di Silenzio Assenso sulla previdenza complementare.
Cosa significa esattamente?
Il semestre di silenzio/assenso
Durante questa finestra temporale (6 mesi), si chiederà a tutti i lavoratori di indicare esplicitamente la propria volontà di versare o meno il proprio TFR in fondo pensione.
In caso di silenzio, scatterà in automatico il versamento del TFR maturando a una forma di previdenza complementare.
Nello specifico, nel fondo di categoria del proprio CCNL oppure, se l’azienda ha più fondi in accordo, nel fondo con il maggior numero di adesioni o ancora, se l’azienda non ha accordi, al fondo Cometa (il fondo di categoria del settore metalmeccanico).
La scelta, o per meglio dire in questo caso, la non scelta, di fatto comporta una situazione irreversibile, che il lavoratore non potrà modificare in futuro.
Perché la scelta è irreversibile
Se si lascia il TFR in azienda si può modificare questa scelta in qualunque momento e optare per il versamento del TFR maturando in un fondo pensione.
Se, invece, si sceglie il fondo pensione, non si può poi cambiare idea e lasciare nuovamente il TFR in azienda.
Questa regola è stabilita dal d.Lgs 252/2005 che regolamenta la previdenza complementare e il versamento del TFR nei fondi pensione.
Vantaggi del TFR in un fondo pensione
Il fondo pensione è uno strumento finanziario intestato al dipendente, in cui l’azienda versa periodicamente gli importi di TFR maturando.
Versare il proprio TFR in un fondo pensione presenta due indiscutibili vantaggi, di cui non si può beneficiare se si lascia il TFR in azienda.
1. Tassazione agevolata
La tassazione applicata al TFR lasciato in azienda varia da un minimo del 23% a un massimo del 43%, viene calcolata in base all’aliquota media Irpef delle ultime cinque retribuzioni ed è dovuta in qualsiasi caso di conclusione del rapporto di lavoro, non necessariamente per pensionamento.
Il TFR versato nel fondo pensione, invece, verrà tassato con un’aliquota agevolata che va da un minimo del 9% a un massimo del 15% calcolata solo in base al tempo di permanenza nel fondo.
Se si apre il primo fondo pensione e si va in pensione nei 15 anni successivi, la tassazione è la massima: il 15%.
Per ogni anno di permanenza in più oltre al 15esimo, questa tassazione diminuisce dello 0,3% all’anno, fino ad arrivare al 9% se si resta nella previdenza complementare per 35 anni o più.
La tassazione agevolata nei fondi pensione si ottiene solo se si chiude il fondo dopo che si è arrivati in pensione.
In caso di cambio azienda, quindi, il TFR nel fondo pensione non viene liquidato, ma se si rimane senza lavoro è possibile riscattare il fondo prima di essere arrivati in pensione pagando una tassazione fissa del 23%.
2. Il contributo datoriale
Il TFR versato in un fondo pensione offre la possibilità di avere il contributo datoriale, cioè una percentuale della RAL che, sotto forma di soldi extra, entra ogni anno nel proprio fondo pensione oltre al TFR.
Questo è possibile se il dipendente è disposto a versare anche lui una piccola percentuale della sua RAL in un fondo pensione che prevede l’accordo con l’azienda, di solito il fondo di categoria.
Inoltre, gli importi di questi due contributi, quello personale e quello datoriale, vengono dedotti dal dipendente, che recupera l’aliquota IRPEF massima in base alla sua RAL.
Le percentuali dell’accordo sono stabilite dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro con cui si viene assunti e variano da un CCNL all’altro.
L’opinione di Ciao Elsa
L’introduzione di un semestre di silenzio assenso comporta senza dubbio una spinta strategica nei confronti della previdenza complementare.
Ciao Elsa è nata proprio per rendere facili e comprensibili tutte le cose noiose che ruotano attorno al TFR e alla previdenza complementare.
Siamo favorevoli ai cambiamenti che incentivano i lavoratori a occuparsi di questo aspetto fondamentale della loro vita e a sfruttare le possibilità che lo Stato ci mette a disposizione con i fondi pensione che, nella maggior parte dei casi, rappresentano una necessità e un'opportunità strategica per migliorare la propria pensione futura.
Riteniamo, però, fondamentale che i lavoratori possano prendere decisioni informate, comprendendo appieno i vantaggi e le regole della previdenza complementare.
Oggi, due terzi degli aventi diritto in Italia non ha aperto un fondo pensione e la ragione principale è la scarsa conoscenza dello strumento.
Introdurre un semestre di silenzio assenso, senza una buona campagna informativa, potrebbe generare confusione e opposizione nei confronti della previdenza complementare.
I fondi pensione sono strumenti finanziari d’investimento che vanno compresi e utilizzati nel miglior modo possibile, a partire dalla situazione specifica di ogni lavoratore.
I lavoratori devono poter esercitare una scelta libera e autonoma, non subirla.
Crediamo sia necessaria una corretta informazione, che sottolinei come i fondi pensione siano strumenti disciplinati dalla legge, controllati dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP) e tenuti al rispetto delle regole stabilite dal D.Lgs 252/2005.
La missione di Ciao Elsa è quella di informare al meglio quante più persone possibile sui pro e i contro della previdenza complementare, per dare a tutti gli strumenti necessari che consentono di prendere delle decisioni adeguate, nella convinzione che solo una scelta informata e consapevole è una scelta libera che darà i suoi frutti in futuro.