

Approfittiamo di un recente contributo, pubblicato nella rubrica “L’esperto risponde” de Il Sole 24 Ore, per approfondire un tema tanto tecnico quanto attuale, che coinvolge tutti gli operatori della sanità, sia dipendenti che liberi professionisti.
Il caso di partenza è quello di un medico radiologo, con alle spalle quattro anni come dirigente medico in un ospedale pubblico e, più di recente, attivo come libero professionista con partita IVA in regime forfettario.
Il quesito posto è: quale soluzione previdenziale scegliere per garantirsi una pensione adeguata? Meglio un fondo pensione? Un piano di accumulo? Altri strumenti di investimento?
Una domanda legittima, che apre la strada a una riflessione più ampia sulla previdenza, pubblica e privata, nel settore sanitario.
Proviamo a fare chiarezza con l’aiuto di Ciao Elsa.
Sanità e previdenza pubblica: un sistema articolato
Come già analizzato in un precedente approfondimento sulla pensione per medici e odontoiatri, tali figure professionali in Italia si confrontano con un sistema previdenziale composito, che varia a seconda del tipo di attività svolta.
Nel settore pubblico e privato con contratto da dipendente, il medico è iscritto alla Gestione INPS, con contribuzione suddivisa tra datore di lavoro e lavoratore.
Tuttavia, l’iscrizione all’Albo comporta ulteriori obblighi verso l’ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza medici): la cosiddetta Quota A (obbligatoria per tutti gli iscritti) e la Quota B, versata sui redditi da attività libero-professionale, anche intramoenia.
Diversa è la posizione dei medici convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (medici di medicina generale, pediatri, specialisti ambulatoriali, medici di continuità assistenziale, ecc.), che versano l’intera contribuzione previdenziale direttamente all’ENPAM tramite la Quota B.
Nel caso analizzato, il medico radiologo ha versato contributi previdenziali per quattro anni all’INPS come dipendente pubblico e ora contribuisce all’ENPAM, sia mediante la Quota A che la Quota B.
Si tratta dunque di una posizione previdenziale “mista”, comune a molti sanitari, che pone la necessità di valutare l’integrazione di strumenti di secondo pilastro per il proprio futuro previdenziale.
Quali strumenti previdenziali per il medico?
Nel panorama attuale, sono tre i fondi pensione contrattuali dedicati al personale sanitario: Fondo Sanità, Perseo Sirio e Caimop.
A questi si aggiungono ovviamente anche i fondi pensione di natura privata come i FPA fondi pensione aperti e i PIP (Piani Individuali Pensionistici) che, per loro natura, possono accogliere tutte le tipologie di lavoratori, e non solo.
I tre fondi menzionati perseguono tutti l’obiettivo di integrare il reddito pensionistico futuro, ma si rivolgono a platee differenti con caratteristiche diverse.
Vediamoli nel dettaglio.
FondoSanità: il fondo negoziale per i liberi professionisti della sanità e dipendenti privati
FondoSanità è un fondo pensione negoziale, iscritto all’Albo COVIP con il n. 77, promosso per offrire una soluzione previdenziale complementare ai professionisti della salute che non operano alle dipendenze del Servizio Sanitario Nazionale e/o rientrano in una di queste casistiche:
- Medici e odontoiatri iscritti all’ENPAM
- Farmacisti iscritti all’ENPAF
- Infermieri iscritti all’ENPAPI
- Infermieri (anche pediatrici) iscritti alla FNOPI
- Assistenti sanitari iscritti all’Albo professionale (TSRM-PSTRP)
- Veterinari di medicina pubblica iscritti SIVeMP
- Iscritti ENPAM ai sensi della L. 208/2015, art. 1, c. 253
- Soggetti fiscalmente a carico degli aderenti.
Sono inoltre ammessi, previa delibera, anche:
- Iscritti ad altri enti previdenziali di diritto privato (D.Lgs. 509/94 e 103/96)
- Professionisti sanitari e sociosanitari iscritti a ordini, albi o collegi riconosciuti.
Il fondo funziona su base volontaria: si può versare liberamente, scegliendo quanto e quando contribuire.
Per i dipendenti, ad esclusione dei lavoratori del settore pubblico (vedi paragrafo successivo sul fondo Perseo Sirio), è possibile anche il conferimento del TFR e, mediante il contributo minimo a carico del lavoratore, beneficiare del contributo datoriale.
Se vuoi approfondire, ti lasciamo anche la nota informativa del Fondo.
FondoSanità offre quindi uno strumento di integrazione pensionistica adatto in primis ai medici e agli operatori sanitari autonomi o convenzionati, come nel caso del “nostro” medico radiologo, che potrebbe così costruire un secondo pilastro su base collettiva.
Perseo Sirio: il fondo pensione per i dipendenti pubblici della sanità
Perseo Sirio è il fondo pensione negoziale dei dipendenti pubblici e del comparto sanità, istituito su base contrattuale e iscritto all’Albo COVIP con il n. 164, a cui possono iscriversi:
- I dipendenti della sanità pubblica
- I dipendenti di case di cura e case di riposo private già aderenti
- I lavoratori di enti collegati (ANPAS, Sport e Salute, Federazioni sportive)
- I Soggetti fiscalmente a carico degli aderenti
Nel settore pubblico, per lavoratori dipendenti, la normativa stabilisce che il TFR possa essere conferito esclusivamente al fondo Perseo Sirio.
È inoltre previsto un contributo del datore di lavoro dell’1%, a fronte del versamento volontario minimo dell’1% da parte dell’aderente.
Se vuoi approfondire le caratteristiche del fondo pensione Perseo Sirio, ecco il nostro articolo dedicato su come funziona.
Nel caso preso in esame, il medico radiologo che ha lavorato come dirigente ospedaliero per quattro anni e, nel periodo, si fosse iscritto al fondo pensione Perseo Sirio mediante il versamento del TFR maturando, del contributo datoriale e volontario, potrebbe valutare la possibilità di proseguire la contribuzione volontaria con questo fondo, mantenendo i vantaggi fiscali e l’anzianità contributiva tanto utile nella previdenza complementare.
In alternativa, potrebbe decidere di aprire una nuova posizione presso FondoSanità.
Se invece, durante il periodo di lavoro come dipendente, non avesse aderito a Perseo Sirio, oggi tra i fondi negoziali disponibili per la sua posizione di medico libero professionista potrebbe scegliere esclusivamente FondoSanità.
Caimop: il fondo delle strutture sanitarie private
Caimop è un fondo pensione dedicato ai medici dipendenti o con rapporto libero professionale coordinato e continuativo presso strutture sanitarie private che applicano i CCNL AIOP, ARIS/CIMOP e ACN.
E’ iscritto all’Albo COVIP con il n. 164 e ha la peculiarità di essere un fondo pensione preesistente, ovvero una forma di previdenza complementare che risultava già istituita alla data del 15 novembre 1992 ed è destinata a specifici ambiti di lavoratori individuati dai contratti o accordi collettivi anche aziendali o interaziendali.
L’adesione avviene su base collettiva e viene di solito previsto un contributo del datore di lavoro a fronte del contributo minimo a carico del lavoratore così come il versamento del TFR maturando.
Va evidenziato che, per i liberi professionisti che operano all’interno di strutture sanitarie AIOP e ARIS e che non versano il TFR, non vige una piena libertà nella determinazione dell'importo da versare: lo statuto del fondo stabilisce infatti un contributo obbligatorio pari al 6% dei compensi percepiti nel corso dell’anno.
Se cerchi maggiori approfondimenti su questo fondo, ecco qui la Nota Informativa che puoi consultare.
Fondi privati: fondi aperti e PIP
I fondi pensione aperti, come suggerisce il nome, sono strumenti di previdenza complementare accessibili a chiunque, indipendentemente dalla propria condizione lavorativa. Possono aderirvi sia lavoratori dipendenti che autonomi, ma anche soggetti fiscalmente a carico o persone senza reddito, come ad esempio i minori o gli inoccupati.
Anche questi fondi sono regolamentati e vigilati dalla COVIP e possono essere istituiti da banche, compagnie di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM).
Accanto ai fondi aperti troviamo anche i Piani Individuali Pensionistici di tipo assicurativo (PIP), che sono fondi pensione gestiti da imprese assicurative. Anche i PIP sono soggetti alla vigilanza della COVIP, al pari degli altri strumenti di previdenza complementare.
Una caratteristica peculiare dei PIP è la presenza di una gestione separata: una forma di gestione finanziaria che, operando al di fuori della volatilità dei mercati, punta a garantire rendimenti stabili e prevedibili nel tempo, sebbene generalmente contenuti.
Vuoi conoscere nel dettaglio le caratteristiche dei diversi tipi di fondi pensione?
Leggi il nostro articolo dedicato ai fondi pensione negoziali, aperti e PIP, e poi prova il Comparatore di Fondi Pensione di Ciao Elsa: in pochi clic analizza la tua situazione e ti restituisce una classifica personalizzata dei fondi più adatti alle tue esigenze.
Fondi pensione: è l’unica scelta o ci sono altre soluzioni d’investimento?
Il quesito iniziale posto dal lettore de Il Sole 24 Ore, tuttavia, va oltre la scelta del “tipo” di fondo pensione.
La vera domanda del medico radiologo è: conviene investire nella previdenza complementare o è preferibile orientarsi verso strumenti alternativi, come ad esempio piani di accumulo (PAC) in fondi comuni d’investimento?
In generale, la previdenza complementare presenta indubbi vantaggi:
- Deducibilità fiscale dei contributi fino a 5.164,57 euro annui.
Cosa significa in concreto? Che l'importo versato riduce la base imponibile su cui vengono calcolate le imposte.
Ad esempio, se una persona con reddito annuo di 35.000 euro versa 3.000 euro in un fondo pensione, pagherà le tasse come se avesse guadagnato solo 32.000 euro. In questo caso, il risparmio fiscale può arrivare fino al 43% della somma versata, a seconda dello scaglione IRPEF in cui si rientra. In altre parole, lo Stato "aiuta" chi investe nel proprio futuro pensionistico.
È bene però fare attenzione a un aspetto importante: i professionisti che operano in regime forfettario non possono usufruire della deducibilità fiscale dei contributi versati alla previdenza complementare.
È il caso del nostro medico radiologo che, pur potendo aderire a un fondo pensione e accantonare risorse per il futuro, non potrà beneficiare del vantaggio fiscale normalmente riconosciuto ai contribuenti in regime ordinario e ai lavoratori dipendenti. Un elemento da non trascurare, soprattutto alla luce delle regole che disciplinano il riscatto prima del pensionamento.
Per chi decidesse di aderire a un fondo pensione anche senza poter usufruire della deducibilità fiscale, è consigliabile trasmettere al fondo il modulo “Contributi non dedotti”. Questo documento, che autocertifica l’ammontare versato nell’anno per il quale non si è beneficiato della deduzione, permette di escludere tali somme dal calcolo dell’imponibile al momento dell’erogazione finale, evitando così una doppia tassazione.
- Tassazione agevolata dei rendimenti. Un altro punto di forza è la fiscalità favorevole sui rendimenti generati dal fondo pensione nel corso del tempo. Mentre i normali strumenti finanziari, come conti deposito, fondi comuni o azioni sono tassati con un’aliquota del 26%, i rendimenti ottenuti nella previdenza complementare sono tassati in misura minore:
- 20% sui risultati ottenuti da azioni e obbligazioni emesse da società private
- 12,5% sugli interessi generati dai titoli di Stato (e titoli equiparati, come i titoli emessi da enti sovranazionali, che rientrino della cosiddetta “White List”).
- 20% sui risultati ottenuti da azioni e obbligazioni emesse da società private
Nel caso analizzato, il medico titolare di partita IVA potrebbe beneficiare dell’aliquota agevolata sui rendimenti del fondo pensione, poiché la sua applicazione non dipende dal regime fiscale adottato, incluso il regime forfettario.
segnaliamo la peculiarità che, nei fondi pensione, i rendimenti sono tassati annualmente e non al ritiro finale del fondo.
- Tassazione finale agevolata al pensionamento. Anche nella fase finale, cioè al momento dell’erogazione della prestazione pensionistica, la previdenza complementare gode di un trattamento fiscale vantaggioso.
La parte di prestazione derivante dai contributi versati beneficia di una tassazione sostitutiva con aliquota del 15%, che può ridursi progressivamente fino al 9%. La riduzione è legata all’anzianità di partecipazione al sistema: per ogni anno successivo al quindicesimo, l’aliquota si riduce di 0,3 punti percentuali, fino al minimo del 9% dopo 35 anni di partecipazione.
Questo meccanismo premia la costanza nel risparmio previdenziale e rende il prelievo fiscale finale decisamente più favorevole rispetto all’IRPEF ordinaria, che può raggiungere anche il 43% per i redditi più elevati.
Seppur agevolata, il medico in regime forfettario se compila e invia il modulo “Contributi non dedotti” non sarà soggetto alla tassazione finale su tali importi. Poiché questi contributi non hanno beneficiato della deducibilità fiscale, vengono esclusi dal calcolo dell’imposta al momento dell’erogazione della prestazione.
Il confronto tra fondi pensioni e altre soluzioni d’investimento si gioca proprio su queste tre variabili.
Ad esempio, un Piano di Accumulo (PAC) in fondi comuni d’investimento garantisce ampia libertà: nessun vincolo sull’utilizzo delle somme versate e possibilità di interrompere i versamenti in qualsiasi momento. Tuttavia, a fronte di questa flessibilità, manca un aspetto centrale della previdenza complementare: il vantaggio fiscale.
Inoltre, per i lavoratori dipendenti, un PAC non consente di beneficiare dei contributi aggiuntivi del datore di lavoro, né dell’utilizzo del TFR come forma di contribuzione, né tantomeno degli incentivi previsti da eventuali convenzioni di categoria.
Per il nostro medico libero professionista in regime forfettario che, ricordiamo, attualmente non può dedurre i contributi versati al fondo pensione né sfruttare il TFR, la valutazione va fatta in chiave prospettica.
Se non ha ancora una visione definita del proprio futuro lavorativo, ad esempio, se continuerà con la libera professione in regime forfettario o se adotterà quello ordinario o, ancora, se tornerà ad essere dipendente, iniziare a costruire una posizione in un fondo pensione può rappresentare una strategia previdenziale lungimirante.
In questo modo, infatti, il professionista inizia a maturare anzianità contributiva nella previdenza complementare, elemento che potrà rivelarsi molto utile nel lungo termine, soprattutto con riferimento alla determinazione della tassazione finale al pensionamento qualora uscisse dal regime forfettario.
D’altra parte, un PAC in un fondo d’investimento resta una valida opzione per chi desidera accantonare risorse nel lungo periodo e beneficiare, al contempo, della massima flessibilità nell’utilizzo delle somme.
Tuttavia, è bene ricordare che, in assenza di vincoli specifici, la responsabilità di mantenere integra la somma fino al momento della pensione ricade totalmente sul singolo risparmiatore.
È quindi fondamentale una gestione consapevole e disciplinata, per evitare che esigenze contingenti portino a smobilitare in anticipo il capitale, compromettendo così l’obiettivo di garantire una pensione adeguata.
In conclusione
La previdenza per chi lavora in sanità non è mai “standard”. Dipende dal tipo di contratto, dal regime fiscale, dalla posizione previdenziale pubblica e dalle prospettive professionali future.
La scelta tra fondo pensione e altri strumenti d’investimento va fatta con attenzione, sapendo che una buona pianificazione oggi può fare la differenza domani.
Ecco perché conoscere a fondo le opzioni disponibili e sapersi orientare tra enti previdenziali (ENPAM, INPS) e fondi pensione (fondi negoziali, fondi aperti e piani individuali) è oggi più che mai una competenza fondamentale per ogni professionista della salute.
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