La pensione anticipata: gli aggiornamenti definitivi del Governo per la previdenza complementare con la Manovra 2025

Margherita Gallo
·
17
February
2025
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Nell’ultimo articolo pubblicato abbiamo analizzato in dettaglio tutte le novità in tema di pensioni contenute nella Legge di Bilancio 2025, approvata in forma definitiva il 30 dicembre 2024. 

Nella stessa legge, sono state incluse alcune misure che riguardano anche la previdenza complementare e, in questo articolo, vogliamo approfondire proprio queste novità. 

Prima di tutto, però, ci teniamo a specificare che le novità relative ai fondi pensione si applicano solo a chi va in pensione con il sistema totalmente contributivo

Per questo riteniamo necessario fare un veloce riassunto delle regole principali del nostro sistema pensionistico.  

Il sistema contributivo

Il sistema contributivo è un metodo di calcolo della pensione basato sui contributi effettivamente versati all’INPS (o alla cassa di riferimento in quanto professionista in ambiti specifici, quale medico o architetto) durante la tua intera carriera lavorativa.

Questo sistema è stato introdotto in Italia dalla riforma Dini del 1995 (Legge n. 335/1995) che ha, di fatto, rivoluzionato il sistema pensionistico del nostro Paese. 

Dal 1996 in poi, infatti, la pensione si basa su quanti contributi abbiamo effettivamente versato nel corso di tutta la nostra carriera lavorativa.

Se sei un dipendente, i contributi che versi durante tutti gli anni di lavoro derivano in parte da ciò che ti viene trattenuto in busta paga e in parte da ciò che versa il tuo datore di lavoro. 

Se, invece, sei un lavoratore autonomo o un libero professionista, i contributi li dovrai pagare da solo versandoli tramite il modello F24.

Ogni contributo versato concorre alla costruzione del tuo montante contributivo, ovvero la somma totale sulla quale l’INPS (o la cassa di riferimento) calcolerà la tua pensione.

I contributi versati vengono rivalutati annualmente in base all'andamento del PIL (Prodotto Interno Lordo) del Paese. 

Quindi il montante contributivo finale è l'accumulo delle somme versate e rivalutate così da riflettere la crescita economica italiana.

Al termine della tua vita lavorativa, il tuo montante contributivo verrà moltiplicato per un coefficiente di trasformazione, che varia in base all'età che avrai in quel momento. Questo coefficiente tiene conto della speranza di vita residua, quindi più tardi andrai in pensione e più alto sarà il coefficiente e, di conseguenza, più alto sarà il tuo assegno pensionistico

In generale, il sistema contributivo comporta assegni pensionistici decisamente bassi in rapporto all’ultimo stipendio percepito nella carriera lavorativa. 

Il tasso di sostituzione, ovvero la quantità di stipendio che diventa pensione, si aggira attorno al 50 o 60%

Le finestre di pensionamento nel sistema contributivo

In questo sistema pensionistico ci sono tre finestre di pensionamento possibili, ognuna con requisiti specifici: 

  • la finestra di vecchiaia;
  • la finestra di anticipata;
  • la finestra di anticipata contributiva

La pensione di Vecchiaia

A questa finestra può accedere chi possiede i seguenti quattro requisiti: 

  • aver cominciato a lavorare dopo il 31/12/1995
  • avere 67 anni di età
  • avere almeno 20 anni di contributi alle spalle
  • avere un assegno pari, almeno, all’importo dell’assegno sociale

L’assegno sociale è un sussidio che lo Stato dà alle famiglie in difficoltà e, quest’anno, vale 7.002,84 € all’anno, ovvero 538,68 € al mese. 

Nel sistema contributivo se, nel corso della vita lavorativa, non si sono versati abbastanza contributi per ottenere una pensione annua lorda di almeno questo importo, non si ha diritto a ricevere la pensione di vecchiaia

Per ottenere un importo pensionistico annuo di questo tipo serve un montante contributivo di poco superiore ai 100.000 €. 

La pensione Anticipata

Questa finestra non prevede alcun requisito anagrafico da soddisfare, ma richiede esclusivamente una certa quantità di anni di contributi, che varia in base al genere:

  • gli uomini devono avere almeno 42 anni e 10 mesi di contributi alle spalle
  • le donne devono averne almeno 41 e 10 mesi 

La pensione di Anticipata Contributiva 

A questa finestra può accedere chi possiede i seguenti quattro requisiti: 

  • aver cominciato a lavorare dopo il 31/12/1995
  • avere 64 anni di età
  • avere almeno 20 anni di contributi alle spalle
  • avere un assegno pari, almeno, a tre volte l’assegno sociale

Prendendo a riferimento il valore dell’assegno sociale nel 2025, ovvero 7.002,84€ annui, per ottenere oggi la finestra di anticipata contributiva è necessario avere una pensione che sia di almeno 21.008,52 € lordi all’anno. 

Per ottenere una pensione di questo tipo serve un montante contributivo di più di 400.000 €, quindi una RAL (Retribuzione Annua Lorda) media nel corso della vita lavorativa di circa 35.000 € all’anno. 

Come abbiamo visto, per la pensione di vecchiaia e la pensione di anticipata contributiva, è necessario raggiungere anche delle soglie minime di importo pensionistico ed è su questo che si innesta la novità contenuta nella Manovra 2025. 

Utilizzare la previdenza complementare per accedere alla pensione pubblica

Il principale cambiamento introdotto dalla Manovra, infatti, consiste nella possibilità di utilizzare il proprio fondo pensione per raggiungere le soglie minime, previste nel sistema contributivo, necessarie per accedere alle finestre di pensionamento di Vecchiaia e di Anticipata contributiva. 

A partire dal 2025, sarà possibile utilizzare la rendita maturata presso un fondo di previdenza complementare per raggiungere la soglia minima di importo richiesta per ottenere la pensione di vecchiaia. 

Nel testo presentato il 23 ottobre, era già presente, all’articolo 28, la misura di cumulabilità della previdenza complementare per accedere alla pensione di vecchiaia se non si raggiunge l’importo minimo previsto per quella finestra, ovvero l’importo dell’assegno sociale. 

Ciò significa che, se con il montante contributivo accumulato nelle casse dell’INPS durante gli anni di lavoro, si ottiene un importo mensile più basso rispetto all’importo dell’assegno sociale, allora si può sommare a questo importo anche quello derivante dalla rendita vitalizia erogata dal proprio fondo pensione. 

Si può chiedere concretamente la rendita al proprio fondo pensione solo da quando si è effettivamente pensionati, quindi, in questo caso, il valore della rendita è teorico.

Il fondo pensione dovrà produrre un documento in cui viene indicato l’importo di rendita previsto nel singolo caso, calcolato in base al montante contenuto nel fondo pensione, l’età dell’aderente e il coefficiente di trasformazione di cui all'art. 1 comma 6 della l. 335/1995 (lo stesso previsto dal calcolo della pensione da parte dell'INPS), in base all’aspettativa media di vita. 

Noi di Ciao Elsa, in un nostro precedente articolo, avevamo espresso un parere sull’introduzione di questa misura considerando che, se un lavoratore, nell’arco della sua vita professionale, non ha accumulato un montante contributivo sufficiente per raggiungere una pensione annua pari almeno all’assegno sociale, significa che molto probabilmente ha lavorato o guadagnato molto poco nel corso degli anni e quindi, secondo noi, sarà molto difficile e raro che possa avere a disposizione uno o più fondi pensione in cui ha versato del denaro.

Esempio

Consideriamo il caso di un lavoratore che nel corso della sua vita percepisca mediamente 30.000 € lordi, cioè la RAL media in Italia. 

A fine corsa potrebbe ritrovarsi con un montante contributivo accumulato nelle casse dell’INPS di circa 400.000 €.

Per avere una pensione lorda che sia pari all’assegno sociale, il montante contributivo finale dev’essere di poco superiore ai 100.000 €.

Quindi, un lavoratore che non abbia raggiunto questo montante, avrà probabilmente percepito stipendi medio-bassi nel corso della sua vita professionale o avrà lavorato con discontinuità o, ancora, avrà versato contributi per pochi anni. 

Ne consegue che, a nostro avviso, è altamente improbabile che un lavoratore di questo tipo abbia, contestualmente, avuto una capacità di risparmio tale da consentirgli di alimentare, negli anni, un fondo pensione che lo sostenga significativamente.

Noi di Ciao Elsa auspicavamo che questa misura venisse estesa anche alla finestra di pensionamento anticipata contributiva, perché potesse essere sfruttata in più casi. 

Questa possibilità era stata inizialmente ventilata, poi immediatamente scartata e, infine, approvata nella versione definitiva diventata legge.

Il fondo pensione per andare in pensione prima 

A partire dal 2025, infatti, sarà possibile utilizzare la rendita maturata presso un fondo di previdenza complementare per raggiungere la soglia minima di importo richiesta per ottenere, anche, la finestra di anticipata contributiva

Tuttavia, chi sfrutterà questa possibilità per andare in pensione a 64 anni, vedrà innalzarsi il numero di anni di contributi richiesto. 

Infatti, dal 2025 saranno richiesti almeno 25 anni di contributi obbligatori per accedere alla pensione anticipata e dal 2030 il requisito salirà a 30 anni di contributi.

Invece, chi non dovrà utilizzare il proprio fondo per accedere a questa finestra, manterrà il requisito minimo richiesto di 20 anni di contributi

Se, ad esempio, un lavoratore che nel 2025 avrà 64 anni di età, almeno 25 anni di contributi alle spalle e una pensione lorda prevista di 18.000 € lordi, vorrà andare in pensione, potrà usare il suo fondo pensionistico per colmare il divario di circa 3.000 € all’anno e accedere alla finestra di pensionamento Anticipata Contributiva.

Ciò significa che, ovviamente, il lavoratore dovrà avere un fondo pensione che ha alimentato negli anni e che, nel 2025, gli garantirà una rendita vitalizia di almeno 3.000 € all’anno. 

Come ha ben spiegato Andrea Carbone, fondatore di smileconomy, nel breve termine la riforma avrà un impatto limitato, poiché la maggior parte dei lavoratori che operano nel pieno regime contributivo non ha ancora maturato 25 anni di contributi. 

Nei prossimi anni, però, si prevede un aumento del numero di potenziali beneficiari di questo cambiamento.

Inoltre, in futuro, è possibile che la cumulabilità venga estesa ad altre categorie di lavoratori, come quelli in regime misto, che hanno contributi versati sia prima che dopo il 1996. 

Questo amplierebbe ulteriormente la platea di lavoratori interessati.

Il grande assente

Una delle misure più attese per la previdenza complementare era, senza dubbio, l’introduzione del semestre di silenzio/assenso.

Durante questa finestra temporale di sei mesi, si sarebbe chiesto a tutti i lavoratori dipendenti che hanno lasciato il loro TFR in azienda di indicare esplicitamente la propria volontà di versare o meno il proprio TFR in un fondo pensione

Se un lavoratore non avesse risposto entro sei mesi, quindi in caso di silenzio, sarebbe scattato in automatico il versamento del TFR maturando a una forma di previdenza complementare

La “non-scelta” avrebbe comportato, di fatto, una situazione irreversibile che il lavoratore non avrebbe più potuto modificare in futuro.

Infatti, se si lascia il TFR in azienda, si può modificare questa decisione in qualunque momento e optare per il versamento del TFR maturando in un fondo pensione.

Se, invece, si sceglie il fondo pensione, non si può poi cambiare idea e lasciare nuovamente il TFR in azienda.

Questa regola è stabilita dal d.Lgs 252/2005 che regolamenta la previdenza complementare in Italia.

Un sistema pensionistico sempre più ibrido e integrato

La previdenza complementare sta diventando via via sempre più essenziale per costruire una rendita aggiuntiva e assicurarsi una maggiore stabilità economica durante la vecchiaia.

La misura introdotta nella Manovra Finanziaria 2025, sancisce un passo avanti decisivo verso un sistema pensionistico “integrato” e incentiva ulteriormente l’adesione ai fondi pensione.

Tuttavia, è essenziale che i lavoratori comprendano l’importanza della previdenza complementare e valutino attentamente le opportunità offerte dai fondi pensione. 

Solo attraverso una pianificazione previdenziale consapevole sarà possibile sfruttare appieno i benefici di questa nuova misura e garantirsi un futuro finanziario più sereno.

Soprattutto i giovani che, con il sistema contributivo, avranno pensioni molto più basse rispetto al loro ultimo stipendio.