Cosa fare con il tuo fondo pensione se ti trasferisci all’estero

Margherita Gallo
·
10
January
2025
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In questo articolo vogliamo offrirti una panoramica completa di tutto quello che puoi fare con il tuo fondo pensione italiano se, a un certo punto del tuo percorso lavorativo, decidi di cogliere un’opportunità di carriera in un altro paese e ti trasferisci all’estero

Ipotizziamo che tu abbia 32 anni e, dopo aver concluso l’università a 25, tu abbia lavorato per sette anni in Italia con un contratto da dipendente CCNL Commercio in un’azienda privata. 

Ipotizziamo anche che, cinque anni fa, tu abbia aperto il tuo primo e unico fondo pensione, che hai alimentato facendo versare al tuo datore di lavoro il tuo TFR maturando, sfruttando l’accordo datoriale e aggiungendo ogni anno 2.000 € di tuo risparmio.

Per completare il nostro esempio, ipotizziamo che tua abbia avuto finora una RAL (Retribuzione Annua Lorda) di 32.000 €.

Nel tuo fondo pensione, quindi, sono entrati ogni anno:

  • 2.250 € di TFR annuo; il TFR è circa una mensilità lorda all’anno che il datore di lavoro accantona per ogni suo dipendente. Nello specifico, il TFR è il 6,91% della RAL. Quindi nel nostro esempio è calcolato così: 32.000 x 6,91% = 2.211 Euro che arrotondiamo a 2.250
  • 672 € di accordo datoriale all'anno; il CCNL Commercio prevede le seguenti percentuali di accordo datoriale da applicare alla RAL:
    1) 0,55% del dipendente
    2) 1,55% del datore di lavoro
    Nel nostro esempio, quindi, tu hai versato ogni anno 32.000 € x 0,55% = 176 € e hai ottenuto dalla tua azienda 32.000 € x 1,55% = 496 €. In totale 176 + 496 = 672 € all’anno.
  • 2.000 € che hai versato dal tuo conto corrente nel tuo fondo pensione e che hai dedotto dall’imponibile IRPEF recuperando l’aliquota del 35%.

I fondi pensione, infatti, consentono di dedurre fiscalmente, entro il limite annuo di 5.164,57 €, ciò che l’aderente versa dal suo conto e anche gli importi dell’accordo datoriale, recuperando l’aliquota IRPEF corrispondente. Come puoi verificare nella tabella degli scaglioni IRPEF, visto che la tua RAL supera lo scaglione del 23% (da 0 a 28.000 €), nel tuo caso, il tuo recupero fiscale equivale al 35%. 

Tabella scaglioni IRPEF 2024

Quindi, per ogni 1.000 € versati nel tuo fondo, lo Stato ti ha restituito 350 € di imposte che avevi pagato e che ti sono state rimborsate. 

In totale nel tuo fondo pensione oggi ci sono 24.600 €.

Ipotizziamo, infine, che tu abbia accettato una proposta lavorativa all’estero e che abbia appena concluso il tuo rapporto di lavoro con l’azienda in cui hai lavorato in questi anni.

A breve l’azienda italiana ti liquiderà i due anni di TFR che hai lasciato presso il datore di lavoro. 

Nei primi due anni di contratto, infatti, hai maturato circa 4.500 € di TFR prima di aderire al fondo pensione.

Questi soldi ti verranno liquidati in conto netti, dopo essere stati tassati al 23%, in base al tuo reddito di riferimento, cioè in base a un calcolo che prende a riferimento il reddito medio che hai avuto in tutti i 7 anni in cui sei stato nell’azienda.

Attenzione però, perché la tua aliquota media IRPEF degli ultimi 5 anni (quella che prende a riferimento l’Agenzia delle Entrate per definire la tassazione finale del tuo TFR) è un po’ più alta del 23%, perchè la calcoliamo su 32.000 € lordi, assumendolo appunto come reddito medio degli ultimi 5 anni.

Per la precisione equivale al 24,5%.

Quindi, prossimamente, dovrai integrare l’imposta che hai lasciato allo Stato sul tuo TFR liquidato, colmando quell’1,5% che non ti è stato trattenuto in fase di liquidazione.

Il TFR che hai fatto versare nel tuo fondo pensione, insieme all’accordo datoriale e al tuo risparmio, invece, non ti verranno liquidati automaticamente. Anzi, rimarranno nel tuo fondo e sarai tu a decidere come gestirlo.

Se vai all’estero, infatti, il tuo fondo pensione ti offre una serie di possibilità

Vediamo quali. 

Riscatto

Puoi decidere di chiudere il tuo fondo pensione e farti liquidare l’intero importo contenuto al suo interno, anche se non sei ancora in pensione. 

Questa possibilità, infatti, ti è concessa perché non lavori più in Italia. 

Tutti i fondi pensione, per legge, possono essere riscattati se sei disoccupato da un giorno

I fondi di categoria legati a un CCNL possono essere riscattati anche se, semplicemente, non lavori più in quel contratto collettivo e, dunque, hai perso i requisiti minimi di partecipazione a quel fondo

Se riscatti il fondo pensione per inoccupazione o per perdita dei requisiti minimi entro 12 mesi dalle tue dimissioni, ottieni la liquidità tassata al 23%.

Quindi, paghi un po’ meno tasse sul TFR liquidato dal fondo pensione rispetto a quello che ti è stato liquidato dall’azienda e benefici degli importi di contributo datoriale che non avresti avuto se non avessi fatto versare il TFR in previdenza complementare. 

Sul risparmio che avevi versato nel fondo e avevi portato in deduzione recuperando il 35% di aliquota IRPEF, ottieni un recupero fiscale netto del 12%, dal momento che paghi allo Stato il 23% di tasse sul fondo riscattato.

La data di adesione 

Oltre a perdere la tassazione agevolata dal 15% al 9%, prevista in caso di chiusura del fondo al pensionamento e a pagare la tassazione fissa al 23%, se riscatti il tuo fondo pensione perdi anche la data di adesione.

In questo caso, avendo tu un unico fondo pensione, la data di adesione al tuo fondo coincide con la tua data di prima adesione alla previdenza complementare. 

La data di prima adesione è fondamentale ai fini del calcolo della tassazione finale dal 15% al 9% prevista in caso di chiusura del fondo quando sei pensionato. 

Se oggi aprissi il tuo primo fondo pensione e andassi in pensione nei prossimi 15 anni, la tua tassazione finale sarebbe la massima, ovvero del 15%.

Per ogni anno di permanenza in più oltre al 15esimo, questa tassazione diminuisce dello 0,3% all’anno, diventando così il 14,7%, poi il 14,4%, poi ancora il 14,1% e avanti così finché si blocca al minimo possibile del 9% nel caso in cui restassi iscritto alla previdenza complementare per 35 anni o più.

La regola di base nella previdenza complementare italiana è, quindi, semplicissima: più giovane sei nel momento in cui aderisci, più anni di permanenza avrai nel tuo fondo pensione e meno tasse pagherai quando chiuderai il tuo fondo da pensionato. 

Se vai all’estero e riscatti il fondo, perdi la data di prima adesione e non hai più una posizione di previdenza complementare in Italia

Lasciare aperto il fondo pensione senza versare

Se la liquidità del tuo fondo pensione non ti serve e non vuoi perdere la data di prima adesione alla previdenza complementare italiana, puoi lasciare aperto il tuo fondo pensione e non alimentarlo. 

Se rientrerai in Italia e ricomincerai a lavorare qui, ti farà comodo aver tenuto aperto il tuo fondo perché beneficerai della della data di adesione e pagherai meno tasse alla fine. 

Esempio

Abbiamo ipotizzato che tu abbia aperto il tuo fondo pensione nel 2019 e che, nel 2025 tu vada a lavorare all’estero lasciando il tuo fondo attivo senza però versarci nulla.

Consideriamo che tu rientri in Italia a vivere e a lavorare nel 2035 e che tu vada in pensione nel 2059. 

Non avendo riscatto il tuo fondo pensione quando ti sei trasferito all’estero, potrai chiuderlo nel 2059 pagando la tassazione minima del 9% prevista in caso di permanenza nella previdenza complementare per almeno 35 anni. 

Avendolo aperto nel 2019, infatti, nel 2059 il tuo fondo pensione avrà 40 anni.

Se, viceversa, l’avessi chiuso quando sei andato all’estero e, una volta rientrato nel 2035, ne avessi aperto uno nuovo, la tua permanenza nella previdenza complementare italiana sarebbe durata 24 anni, cioè dal 2035 al 2059. 

A fine corsa, quindi, pagheresti il 12,3% di tasse sul tuo fondo pensione anziché il 9%.

Occhio ai costi

Se vuoi lasciare aperto il tuo fondo senza versarci denaro per gli anni in cui lavori fuori dall’Italia, ti suggeriamo di verificare i costi che il tuo fondo pensione applica.

In alcuni casi, infatti, i fondi hanno un costo fisso annuo che viene applicato anche in caso di non versamento

Tutti i fondi pensione devono darti la scheda costi dettagliata in cui puoi verificare quanto sono onerosi. 

Se vuoi provare a fare un confronto tra fondi, puoi anche usare il comparatore di fondi personalizzato di Ciao Elsa

Lo trovi nell’homepage del nostro sito ed è gratuito e imparziale

Lasciare aperto il tuo fondo e alimentarlo dall’estero

Se, infine, vuoi lasciare aperto il tuo fondo pensione e, finché lavori all’estero, vuoi continuare a rimpinguarlo per godere di una pensione complementare più consistente alla fine, ti spieghiamo come puoi farlo. 

Non potrai versarci il TFR perché, lavorando all’estero, il TFR stesso non esiste, ma, se anche esistesse, non potresti farlo versare in un fondo pensione italiano.

Di conseguenza, non avrai nemmeno il contributo datoriale

Invece, potrai sempre versare i tuoi risparmi.

Dovrai farlo da un conto corrente italiano e devi essere ben consapevole che non potrai dedurre ciò che versi nel fondo finché risiedi e lavori all’estero.

Questo per una ragione molto semplice: paghi le tasse in un altro paese, quindi in Italia non hai capienza IRPEF su cui dedurre.

Modulo dei contributi non dedotti

In questo caso, quindi, dovrai semplicemente ricordarti di compilare e presentare al tuo fondo, ogni anno, il modulo dei contributi non dedotti. 

Con questo documento dichiari ufficialmente al tuo fondo pensione che ciò che hai versato l’anno precedente non hai potuto dedurlo

Sui contributi che hai versato nel tuo fondo senza beneficiare della deduzione, la tassazione sarà pari a 0

Non pagherai, quindi, la tassazione dal 15 al 9% in caso di pensionamento sugli importi non dedotti. 

E non pagherai nemmeno la tassazione fissa del 23% che è dovuta allo Stato in caso di riscatto del fondo pensione prima di essere arrivati alla pensione e per perdita del requisito minimo di partecipazione al fondo. 

Lo Stato, cioè, ti dice: “caro aderente, se non ti ho agevolato fiscalmente in corso d’opera, non vorrò le tue tasse alla fine”.

Nel frattempo…

Se deciderai di non riscattare il tuo fondo, sia che tu continui ad alimentarlo, sia che tu lo lasci attivo senza versarci denaro finché lavori all’estero, continuerai a maturare degli interessi, che varieranno principalmente in base alla linea d’investimento che hai scelto. 

Al raggiungimento dei requisiti temporali previsti, inoltre, potrai chiedere le anticipazioni al tuo fondo pensione

Ad esempio, dopo 8 anni dalla data di adesione, quindi nel tuo caso dal 2027, potrai chiedere l’anticipo del 30% per qualunque motivo, tassato al 23%.

Infine, potrai sempre decidere di riscattare il tuo fondo pensione finché sei all’estero. 

In altre parole, anche se non l’hai fatto subito, finché sei all'estero potrai riscattare il tuo fondo anche negli anni a venire se, per esempio, ti servirà quella liquidità oppure deciderai di rimanere all’estero fino alla pensione e non rientrerai più in Italia.