
Il tema delle pensioni anticipate per i lavoratori impiegati in mansioni particolarmente faticose e gravose sta assumendo un rilievo crescente nel dibattito previdenziale italiano.
Nella recente bozza della legge di bilancio, infatti, i cosiddetti lavoratori usuranti e le attività gravose sono tornati al centro dell’attenzione, soprattutto in relazione al possibile incremento automatico dei requisiti di accesso alla pensione previsto nei prossimi anni.
Si fa ovviamente riferimento ad attività caratterizzate da un elevato impegno fisico, con operazioni particolarmente pesanti, faticose o svolte in condizioni lavorative gravose. Si tratta, dunque, di professioni che, per la loro natura, comportano un maggiore logoramento nel tempo e che, proprio per questo, godono di alcune agevolazioni che consentono di anticipare il pensionamento.
Oggi, chi rientra in queste categorie e possiede determinati requisiti può già uscire dal lavoro prima delle finestre ordinariamente previste per la pensione anticipata e di vecchiaia.
Ma la domanda che molti si pongono è: dal 2026 sarà ancora così? Quali saranno le nuove regole per chi svolge questa attività?
Proviamo a fare chiarezza, distinguendo innanzitutto i lavori usuranti dalle mansioni gravose.
Lavori usuranti
A chi è rivolto
L’anticipo pensionistico si rivolge a quei lavoratori che, nel corso della loro carriera, hanno svolto
- mansioni definite usuranti e identificate dal decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale n. 208/1999; si tratta di lavori
- in galleria, cava o miniera, mansioni svolte in sotterraneo;
- nelle cave, mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale;
- nelle gallerie, mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento;
- in cassoni ad aria compressa;
- svolti dai palombari;
- ad alte temperature, mansioni che espongono ad alte temperature, quando non sia possibile adottare misure di prevenzione, quali, a titolo esemplificativo, quelle degli addetti alle fonderie di seconda fusione, non comandata a distanza, dei refrattaristi, degli addetti a operazioni di colata manuale;
- lavorazione del vetro cavo, mansioni dei soffiatori nell’industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio;
- espletati in spazi ristretti e in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, le mansioni svolte all’interno di spazi ristretti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture;
- di asportazione dell’amianto;
- lavori notturni con precise caratteristiche:
- attività a turni che svolgono la loro attività nel periodo notturno per almeno 6 ore per un numero minimo di giorni lavorativi all'anno non inferiore a 64 oppure,
- attività per almeno tre ore nell'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino per tutto l’anno;
- addetti alla cosiddetta “linea catena”, cioè processi produttivi caratterizzati da un ritmo di lavoro scandito da tempi di produzione predeterminati, con mansioni organizzate in sequenze e che comportano la ripetizione costante dello stesso ciclo operativo su singole parti di un prodotto finale.
- conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo.
Pensionamento anticipato per lavori usuranti
I requisiti per accedere al pensionamento anticipato per attività usuranti comprendono
- requisiti contributivi: maturazione di almeno 35 anni di contributi
- requisiti anagrafici: aver raggiunto una specifica età
- l’aver svolto per un certo periodo di tempo le mansioni che abbiamo descritto poco fa e considerate particolarmente usuranti. In particolare, l’interessato deve aver svolto queste attività:
- per almeno sette anni negli ultimi dieci anni di lavoro;
- per almeno metà della vita lavorativa complessiva.
I lavoratori impegnati in mansioni particolarmente pesanti che rispondono ai requisiti appena descritti possono accedere alla pensione anticipata attraverso il meccanismo della “quota”, molto simile a quanto previsto per esempio per la misura definita “Quota 103”.
La quota minima richiesta è 97,6, dove 0,6 non equivale a sei mesi, ma rappresenta una frazione in decimi, che corrisponde a circa sette mesi.
La somma tra età e anni di contributi deve quindi raggiungere questo valore ma, in specifici casi, la “quota” richiesta è maggiore:

Se il lavoratore non riuscisse a raggiungere i requisiti contributivi necessari (35 anni), l’altra finestra disponibile per il pensionamento è quella della pensione di vecchiaia.
Tuttavia, rispetto ai lavoratori impiegati in attività ordinarie, coloro che svolgono lavori usuranti possono accedere alla pensione di vecchiaia in anticipo. Se per la generalità dei lavoratori il requisito anagrafico attuale è di 67 anni, mentre per gli addetti a queste particolari attività restano validi i requisiti in vigore prima del 2019.
La legge 205/2017 ha infatti escluso alcune categorie di lavoratori, compresi chi svolge attività usuranti, dall’incremento dei requisiti di cinque mesi legato all’aumento della speranza di vita, introdotto appunto all’inizio del 2019. Di conseguenza, tali lavoratori possono oggi andare in pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi, a condizione però di aver maturato almeno 30 anni di contributi.

Lavori usuranti: come fare richiesta
Per accedere al beneficio, il lavoratore deve presentare domanda all’INPS (Istituto nazionale previdenza sociale), che valuta innanzitutto il riconoscimento della condizione di usurante e verifica i requisiti anagrafici e contributivi.
Nello specifico, la domanda per il riconoscimento del beneficio va presentata all’INPS territorialmente competente, insieme alla documentazione che attesti lo svolgimento dell’attività usurante. Una volta confermato il riconoscimento, l’INPS comunica la prima decorrenza utile della pensione.
Mansioni gravose
A chi è rivolto
Le attività definite “gravose” si differenziano da quelle “usuranti” e sono state identificate dall'allegato B della legge n.205/2017 e comprendono:
- Operai dell'industria estrattiva, dell'edilizia e della manutenzione degli edifici;
- Conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
- Conciatori di pelli e di pellicce;
- Conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
- Conduttori di mezzi pesanti e camion;
- Personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
- Addetti all'assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
- Insegnanti della scuola dell'infanzia ed educatori degli asili nido;
- Facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati;
- Personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
- Operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
- Operai dell'agricoltura, della zootecnia e della pesca;
- Pescatori della pesca costiera, in acque interne o in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
- Lavoratori del settore siderurgico di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi tra i lavori usuranti;
- Marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne.
Quando può andare in pensione un lavoratore che svolge mansioni gravose?
Gli addetti ai lavori gravosi non beneficiano di un “pacchetto” di misure a loro dedicato che gli consenta di anticipare il pensionamento ma, analogamente a coloro che svolgono attività “usuranti”, possono innanzitutto accedere alla pensione di vecchiaia in anticipo.
Infatti, se per la generalità dei lavoratori il requisito anagrafico attuale è di 67 anni, la legge 205/2017 ha escluso anche i lavoratori occupati in mansioni gravose dall’incremento dei requisiti all’aumento della speranza di vita registrato nel 2019. Di conseguenza, tali lavoratori possono oggi andare in pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi, a condizione però di aver maturato almeno 30 anni di contributi.
Inoltre, un lavoratore che svolge mansioni gravose potrebbe far richiesta per Ape Sociale: si tratta di un intervento concepito per offrire un aiuto economico a chi, per motivi professionali o personali, non ha la possibilità di accedere a un trattamento pensionistico anticipato.
In altre parole, l’Ape Sociale non consente di anticipare la pensione vera e propria, ma rappresenta una forma di sostegno che accompagna il lavoratore fino al momento in cui potrà effettivamente accedere al pensionamento.
Tra i beneficiari di tale misura ci sono anche i lavoratori dipendenti che abbiano svolto una o più mansioni “gravose” per uno specifico periodo di tempo:
- almeno 7 anni negli ultimi 10, oppure
- almeno 6 anni negli ultimi 7
e abbiano maturato almeno 36 anni di contribuzione (ridotti a 32 anni per alcune categorie di lavoratori, come ad esempio, gli operai edili e ceramisti).
In sintesi, ecco le misure a cui gli addetti ad attività “gravose” possono accedere:

Lavori gravosi: come accedere alle misure anticipate
I lavoratori occupati in attività “gravose” che si trovino nelle condizioni per l’accesso alla pensione di vecchiaia previste devono presentare due domande:
- domanda di riconoscimento delle condizioni di accesso entro le scadenze fissate (31 marzo, 15 luglio, 30 novembre di ogni anno)
- domanda di accesso alla prestazione.
Le domande vanno inviate alle sedi territoriali INPS in modalità online.
Lavori usuranti e mansioni gravose: cosa cambia con la nuova legge di bilancio?
Il testo preliminare della Legge di Bilancio 2026, diffuso di recente, offre le prime anticipazioni sull’aggiornamento automatico dei requisiti per il pensionamento. Si tratta di una bozza ancora soggetta all’esame e all’approvazione del Parlamento, ma che potrebbe avere riflessi importanti per i lavoratori occupati in attività usuranti o gravose.
In base alle attuali indicazioni, è previsto un nuovo aumento di tre mesi per l’accesso alle finestre di pensionamento legato all’adeguamento alla speranza di vita, analogamente a quanto accaduto nel 2019. Tale incremento verrebbe distribuito nell’arco di due anni, tra il 2027 e il 2028:
- un mese nel 2027
- ulteriori due mesi nel 2028.
Parallelamente, il testo introduce una forma di “sterilizzazione mirata” dell’aumento, volta a mantenere invariati i requisiti di pensionamento per determinate categorie di lavoratori, tra cui proprio gli addetti ai lavori usuranti o a mansioni gravose che manterranno gli attuali requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia.
In sintesi, la manovra alla legge di bilancio non ha effetto per gli addetti a queste particolari attività lavorative.

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Il rischio di una pensione ridotta: uscita anticipata e regime contributivo
Accedere a un regime pensionistico anticipato per mansioni usuranti o gravose comporta indubbiamente un beneficio in termini di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro.
Tuttavia, vi è un fattore che va valutato con attenzione: il rischio che la pensione, una volta liquidata, risulti più bassa rispetto a quella che avrebbe potuto maturare rimanendo più a lungo nel mondo del lavoro.
Perché il rischio è maggiore per queste categorie
- Passaggio al regime contributivo.
Nel sistema previdenziale italiano, chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, oppure possiede anche solo una parte dei contributi maturati dopo tale data, vede in tutto o in parte calcolare la propria pensione con il metodo di calcolo contributivo.
Questo sistema lega in modo diretto l’importo della pensione al totale dei contributi effettivamente versati durante l’intera carriera lavorativa. In altre parole, vale una regola semplice ma determinante: meno anni di versamenti e minori contributi accumulati significano una pensione più bassa.
- Esposizione fisica e psicologica e possibili periodi di assenza lavorativa. Le mansioni usuranti, per loro natura, possono comportare interruzioni della carriera, riduzione dell’orario, cambi di mansione non sempre retribuiti allo stesso livello, tutti fattori che incidono negativamente sull’accumulazione dei contributi utili.
- Effetto “coefficiente di trasformazione”. Una volta maturati i requisiti per il pensionamento, il montante contributivo accumulato presso l’INPS viene trasformato in una rata di pensione applicando un coefficiente di trasformazione. Questo valore varia in base all’età del pensionamento e riflette l’aspettativa di vita media: più a lungo la pensione dovrà essere erogata, minore sarà l’importo della pensione.
Cosa significa nel concreto?
Un lavoratore che, ad esempio, ha svolto mansioni usuranti e accede al pensionamento anticipato dopo 35 anni di contributi e a 61 anni e 7 mesi (nel profilo di dipendente con quota 97,6) potrebbe uscire prima rispetto al regime standard che impone magari età più avanzata o contributi maggiori, ma questo significherebbe
- meno contributi versati e, conseguentemente, un montante contributivo ridotto
- un coefficiente di trasformazione peggiorativo rispetto a quello che gli sarebbe stato assegnato con la pensione di vecchiaia.
Se poi, per parte della carriera, ha avuto contribuzione minore o stipendio contenuto, la pensione che scatta può essere sensibilmente più bassa rispetto alle aspettative o rispetto a chi ha continuato sino all'età più elevata.
In sintesi: in tale scenario, l’anzianità acquisita in mansioni usuranti o gravose rappresenta un vantaggio in termini di anticipo, ma può rappresentare un rischio in termini di livello economico della pensione.
Quali strumenti di tutela e consapevolezza
Per i lavoratori che si trovano in questa situazione, anche se distanti dalla pensione, è fondamentale una valutazione personalizzata della propria posizione contributiva, della carriera e delle prospettive di pensionamento (con il calcolo stimato dell’importo che si maturerà) e verificare se, pur avendo diritto all’uscita anticipata, non risulti più vantaggiosa una permanenza più a lungo nel lavoro, se fisicamente possibile, o una transizione verso mansioni meno usuranti.
Per questo risulta importante valutare fin da subito un percorso di risparmio con la previdenza complementare, che consente di accumulare risorse aggiuntive nel corso della vita lavorativa, per migliorare la sostenibilità della propria condizione economica futura.
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Conclusioni
In sintesi, il beneficio di pensionamento anticipato previsto per i lavoratori impegnati in mansioni usuranti o gravose rappresenta una misura di tutela importante all’interno del sistema previdenziale italiano. Esso riconosce il maggior carico fisico e psicologico legato a determinate attività lavorative e consente un’uscita dal lavoro anticipata rispetto ai requisiti standard.
E il testo provvisorio della legge di bilancio 2026 sembra confermare tale proposito.
Tuttavia, proprio per questa anticipazione esiste il rischio concreto che la pensione pubblica maturata risulti sensibilmente più bassa rispetto a quella che si sarebbe potuta avere con una carriera più lunga o meno gravosa. Il regime contributivo e la minore durata della contribuzione complicano infatti la situazione.
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