QUOTA 103: requisiti, finestre e calcolo pensionistico nel 2025

In un nostro recente articolo riguardante l’età pensionabile per uomo e donna, abbiamo analizzato nel dettaglio tutte le finestre di uscita previste dal sistema pensionistico italiano nel 2025. 

In questo approfondimento, spostiamo l’attenzione su una misura specifica: Quota 103, una delle opzioni di pensionamento anticipato attualmente in vigore, ma che (è bene chiarirlo fin da subito) non ha carattere strutturale. 

Potrebbe dunque essere confermata, ma anche modificata o abrogata nei prossimi anni, come già accaduto per altre soluzioni simili.

È il caso, ad esempio, di Quota 100 e Quota 102, misure nate come interventi temporanei e successivamente non prorogate. 

A differenza loro, Quota 103 è stata confermata anche per il 2025, così come Opzione Donna, seppure in una forma rivisitata. 

Ma cosa ci dice l’esperienza di questi strumenti? Quali sono stati i livelli di adesione? 

E, soprattutto, perché nonostante l’apparente vantaggio dell’uscita anticipata, queste misure sono state utilizzate da un numero relativamente limitato di lavoratori?

Per rispondere, è utile ripercorrere brevemente l’evoluzione del cosiddetto sistema a “quote”, valutando i numeri registrati e le principali condizioni di accesso.

Il debutto delle quote: Quota 100

La prima misura di rilievo a introdurre un meccanismo di pensionamento fondato su una somma di età anagrafica e anzianità contributiva è stata Quota 100, introdotta con la Legge di Bilancio per il 2019 e attiva, in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2021. 

Quota 100 permetteva di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi. La somma dei due requisiti costituiva appunto la “quota 100”.

Nel triennio di applicazione, l’INPS ha ricevuto oltre 480.000 domande, delle quali circa 374.000 sono state accolte

Si tratta di un numero consistente, ma comunque inferiore di circa il 45% rispetto alle previsioni iniziali del 2019. La maggior parte delle adesioni è arrivata dal settore privato e da quello pubblico, con una componente significativa anche tra i lavoratori autonomi.

La (breve) esperienza di Quota 102

Nel 2022, con la Legge di Bilancio approvata a fine 2021, è stata introdotta una nuova misura sperimentale: Quota 102, accessibile a chi – entro il 31 dicembre 2022 – maturava 64 anni di età e 38 anni di contributi.

Quota 102 ha, però, avuto un impatto molto più contenuto rispetto a Quota 100

Si stima che le domande accolte siano state circa 7.500 su un totale di poco più di 9.000 presentate. 

Di queste, oltre la metà provenivano dal settore pubblico, con una presenza rilevante dei lavoratori del comparto scuola. Un’adesione così bassa ha portato molti osservatori a definire la misura un vero e proprio “flop”.

L’introduzione di Quota 103: come funziona

Con la Legge di Bilancio 2023 è arrivata Quota 103, prorogata poi anche per il 2024 e il 2025. 

Rispetto alle due precedenti, i requisiti sono lievemente diversi: è richiesta un’età anagrafica di almeno 62 anni, come in Quota 100, ma con un minimo di 41 anni di contributi, ovvero tre anni in più rispetto alle misure precedenti.

Inoltre, chi utilizza Quota 103 può ottenere un importo al massimo cinque volte superiore all’assegno minimo, che, per il 2024, è pari a 598,61 € al mese.

Questo significa che tra i 62 ed i 67 anni di età si riceverà un assegno di 2.818,70 € al massimo e solo successivamente, al raggiungimento della pensione di vecchiaia, si potrà ottenere un importo superiore, naturalmente se si avrà maturato il diritto a riceverlo.

Sebbene sia ancora in vigore, i primi dati disponibili segnalano una partecipazione contenuta anche per Quota 103

Le stime parlano di numeri complessivi molto ridotti rispetto alle attese iniziali, ma per una valutazione completa servirà attendere dati consolidati da parte dell’INPS.

Perché Quota 103 convince poco e potrebbe dare penalizzazioni?

A questo punto, è lecito domandarsi perché un numero così limitato di lavoratori scelga di accedere a queste forme di pensionamento anticipato. 

Due ragioni appaiono particolarmente decisive: 

  • le finestre mobili di decorrenza 
  • il ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico.

Le finestre mobili per la pensione anticipata

Il primo fattore da considerare riguarda i tempi di accesso effettivo alla pensione

Anche una volta raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi previsti da Quota 103, non si riceve immediatamente la pensione. 

Esiste infatti una finestra mobile: bisogna attendere sette mesi se si è lavoratori del settore privato, nove mesi se si proviene dal pubblico impiego.

Questo significa che, nella pratica, si può lasciare il lavoro solo una volta raggiunti 41 anni e sette (o nove) mesi di contributi versati

Un’attesa che, se confrontata con la pensione anticipata introdotta dalla riforma Fornero, riduce significativamente il vantaggio percepito. 

Con la Legge Fornero, la pensione anticipata scatta a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, con una finestra di appena tre mesi

In molti casi, quindi, l’anticipo effettivo offerto da Quota 103 si riduce a pochi mesi, a fronte di penalizzazioni economiche rilevanti.

Confronto quota 103 e pensione anticipata settore privato
Confronto quota 103 e pensione anticipata settore pubblico
Confronto pensione con quota 103 e pensione anticipata settore privato
Confronto pensione con quota 103 e pensione anticipata settore pubblico

Il ricalcolo contributivo della pensione

E’ proprio qui che entra in gioco la seconda, fondamentale criticità: il ricalcolo dell’intero assegno pensionistico con il metodo contributivo

Chi oggi matura i requisiti per Quota 103 ha iniziato a lavorare, presumibilmente, entro la metà degli anni Ottanta. Questo significa che ha diritto al cosiddetto sistema misto, con una parte della pensione calcolata secondo il metodo retributivo (più vantaggioso) e una parte con quello contributivo.

Quota 103, invece, prevede un ricalcolo dell’intero trattamento con il solo metodo contributivo, rendendo quindi questa finestra meno conveniente, da un punto di vista economico, rispetto alla pensione ordinaria maturata con qualche mese o anno in più di lavoro.

La riduzione dell’assegno varia in base alla carriera lavorativa, all’età e al livello retributivo, ma in genere le simulazioni prevedono:

  • diminuzione tra il 5% e il 15% se si va in pensione con Quota 103 rispetto alla pensione anticipata ordinaria 
  • in casi specifici, la perdita può superare anche il 20%, soprattutto in presenza di stipendi elevati

Il ricalcolo contributivo, infatti, non penalizza molto chi ha avuto uno stipendio più o meno simile per tutta la sua carriera, mentre l'assegno risulta decisamente più basso per chi ha avuto una busta paga più consistente negli ultimi anni.

In conclusione

In definitiva, Quota 103 rappresenta una possibilità concreta per accedere alla pensione con un certo anticipo, ma è una strada che è bene valutare con cautela. 

La combinazione tra finestre mobili lunghe, requisiti contributivi elevati e soprattutto il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno rende questa opzione meno appetibile di quanto potrebbe sembrare ad una prima analisi.

Infatti, per alcuni lavoratori, soprattutto quelli con carriere lunghe e retribuzioni crescenti, attendere qualche mese in più per accedere alla pensione anticipata ordinaria significa ottenere un assegno decisamente più alto.

La convenienza di Quota 103 non è uguale per tutti: dipende in larga parte dalla propria storia contributiva e dalla situazione reddituale. 

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