
A metà luglio, il Presidente dell’INPS Gabriele Fava ha presentato alla Camera il XXIV Rapporto Annuale dell’Istituto: nel 2024, il sistema pensionistico gestito dall’INPS ha continuato a gestire un’ampia copertura previdenziale, rispondendo alle esigenze di milioni di italiani.
Ma dietro i numeri ufficiali, che confermano la tenuta complessiva del sistema, si celano anche i segnali di una profonda trasformazione demografica e sociale, che meritano attenzione da parte degli operatori e degli osservatori del settore.
Solo poche settimane fa, il CIV (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell'INPS) lanciava l’allarme sulla necessità di una “manutenzione coraggiosa e ragionata del sistema di welfare”.
Analizziamo insieme numeri e prospettive.
Oltre 16 milioni di pensioni in erogazione: la fotografia
Al 31 dicembre 2024 risultano in pagamento oltre 16 milioni di pensioni INPS, erogate a quasi 12,9 milioni di soggetti, per oltre 364 miliardi lordi di spesa previdenziale, di cui 355 erogati direttamente dall’INPS.
Nell’anno 2024, l’INPS ha liquidato oltre 1,57 milioni di nuove pensioni, in aumento del 4,5% rispetto all’anno precedente.
Si tratta di un incremento significativo, che conferma la tendenza al pensionamento di una generazione numerosa: quella dei baby boomer, cioè la generazione nata tra la fine della seconda guerra mondiale e la metà degli anni '60, precisamente tra il 1946 e il 1964.
Ma il dato più interessante riguarda la composizione di queste nuove prestazioni.
Per la prima volta da anni, si registra una flessione delle pensioni anticipate, a fronte di un aumento delle pensioni di vecchiaia.
Questo cambiamento riflette gli effetti delle riforme pensionistiche degli ultimi anni, che hanno reso meno conveniente o meno accessibile l’anticipo dell’uscita dal lavoro mediante il sistema a “Quote”, mantenendo invece stabili i requisiti ordinari per andare in pensione (pensione di vecchiaia, pensione anticipata) e incentivando la permanenza in attività anche dopo il pensionamento.
È infatti stata recentemente pubblicata la circolare 102/2025 con la quale l’INPS ha fornito le indicazioni utili su come gestire l’incentivo per chi sceglie di posticipare la pensione, conosciuto come “Bonus Maroni” o, recentemente, anche come “Bonus Giorgetti”.
Si tratta di una novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 per offrire ai lavoratori, pubblici o privati, un incentivo economico e fiscale se scelgono di rimanere al lavoro pur avendo maturato i requisiti per Quota 103 o per la pensione anticipata ordinaria.
Abbiamo scritto un approfondimento proprio su questo tema: Nuovo “Bonus Maroni”: le novità di giugno 2025 secondo la circolare INPS.
È un quadro, quello delineato dal Presidente Gava, che conferma la stabilità del sistema nel tempo, ma che va letto alla luce di alcuni elementi strutturali.
L’identikit del pensionato INPS: una realtà articolata
Come anticipavamo, a fine 2024 il numero totale dei pensionati INPS, ovvero le persone fisiche che percepiscono almeno una prestazione, ammonta a 12,9 milioni.
Il dato non coincide con il numero delle pensioni vigenti perché oltre 3 milioni di soggetti ricevono più di una prestazione, riflettendo una pluralità di percorsi lavorativi, regimi pensionistici e montanti accumulati.
Il 65% delle pensioni in essere proviene dal Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti del settore privato, seguita dalla Gestione dei Dipendenti Pubblici (17%) e dalla Gestione dei Lavoratori Autonomi (16%).
La parte residuale è rappresentata dai fondi speciali INPS e dalla gestione ex Enpals (settore dello spettacolo e dello sport professionistico).
Questo assetto riflette la composizione storica del mercato del lavoro italiano, dove i dipendenti del settore privato costituiscono ancora il motore dell’universo previdenziale.
Passando ora sul fronte delle liquidazioni, l’importo medio mensile lordo delle pensioni è pari a 1.861 euro, in sensibile crescita rispetto al 2023 (+4,4%), riconducibile principalmente all’effetto della perequazione automatica, cioè l’adeguamento delle pensioni all’inflazione, che ha avuto un impatto visibile soprattutto sugli importi medio-bassi, contribuendo a tutelare il potere d’acquisto dei pensionati.
Si tratta di un meccanismo di grande rilevanza sociale, che però comporta un progressivo incremento della spesa pensionistica che negli ultimi cinque anni è aumentata di circa il 22%, e di quasi il 30% nell’ultimo decennio.
Inoltre, si conferma un dato già noto, ma sempre rilevante: le donne rappresentano la maggioranza dei pensionati INPS (51%) ma percepiscono in media trattamenti più bassi, circa 550 € in meno rispetto a quanto percepito dagli uomini.
È l’effetto di carriere lavorative meno continuative e spesso retribuite in misura inferiore; un tema che tocca in pieno la questione dell’equità di genere nel mondo del lavoro e nel sistema previdenziale.
Sostenibilità: una questione demografica (e politica)
Dal lato della sostenibilità finanziaria, il quadro tracciato dall’INPS è rassicurante ma vigile.
Con un avanzo patrimoniale netto che sale da 29,78 a 35,31 miliardi, l’istituto è più che in pareggio, ma il contesto demografico non lascia spazio a compiacimenti.
È il CIV, il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, a lanciare l’allarme.
Infatti, già alcune settimane prima della pubblicazione della Relazione annuale INPS, pur riconoscendo la tenuta complessiva del sistema, ha richiamato con forza la necessità di affrontare con urgenza le trasformazioni in atto sul piano demografico, tecnologico e del mercato del lavoro.
Una manutenzione “coraggiosa e ragionata” del sistema di welfare, in grado di assicurare giustizia tra le generazioni e coerenza tra le fonti di finanziamento e le prestazioni erogate.
Entro il 2040, secondo l’ISTAT, l’Italia perderà circa 5 milioni di persone in età lavorativa.
Un dato che rischia di ridurre il bacino contributivo su cui si fonda la previdenza a ripartizione in Italia e in cui i contributi versati dai lavoratori attivi finanziano direttamente le pensioni dei pensionati. Si basa su un patto tra generazioni e non prevede, diversamente dalla previdenza complementare, l'accumulo individuale di capitali.
Per arginare questa prospettiva, l’INPS auspica l’avvio di una strategia articolata e di largo respiro da parte della politica che riconosca, tra le altre cose, anche il potenziale ancora inespresso di donne, giovani e lavoratori anziani.
In particolare, sostenere il lavoro femminile e giovanile rappresenta un’esigenza strutturale del sistema pensionistico della quale non si può fare a meno.
Secondo l’INPS, più di 25 milioni di persone rientrano in queste due categorie, quindi si tratta un capitale umano oggi parzialmente sottoutilizzato.
Investire su questi segmenti, afferma il Presidente Gava, significa non solo promuovere equità sociale, ma anche rafforzare la base contributiva, assicurando così la sostenibilità futura del sistema.
Per tale ragione, l’istituto ha recentemente lanciato il progetto “INPS per i Giovani”, un ecosistema digitale pensato per gli under 35. Oltre a offrire una piattaforma digitale con servizi personalizzati, l’obiettivo è costruire un rapporto nuovo tra giovani e previdenza per rendere le nuove generazioni soggetti attivi, capaci di orientarsi e prendere decisioni consapevoli rispetto al proprio futuro pensionistico.
All’interno di questo progetto, una scelta significativa è stata quella di coinvolgere Ciao Elsa proprio nelle attività divulgative e di educazione previdenziale.
Un riconoscimento importante da parte dell’INPS, che premia l’impegno costante del team di Ciao Elsa nel diffondere conoscenza e strumenti concreti per migliorare il domani di milioni futuri pensionati attraverso:
- aggiornamento quotidiano del blog dedicato
- divulgazione previdenziale sui social (Instagram, TikTok, Linkedin, Youtube)
- presenza costante nelle chiaccherate gratuite di gruppo
- lancio dei servizi personalizzati di Elsa Premium Smart, dedicato agli approfondimenti personalizzati sulla previdenza complementare, e Elsa Smart 360, per analisi singole puntuali sul complesso mondo della pensione pubblica (ricongiunzioni, riscatti di laurea, totalizzazioni anni all’estero, ecc.)
Previdenza pubblica e complementare: due pilastri per camminare nel futuro
I dati del 2024 offrono uno spunto prezioso per riflettere sul rapporto tra previdenza pubblica e complementare.
Il fatto che oltre 12 milioni di cittadini italiani dipendano, in tutto o in parte, da una prestazione INPS, dimostra la centralità della previdenza obbligatoria.
Ma le tendenze demografiche e il progressivo allungamento della vita attiva rendono sempre più urgente un rafforzamento della previdenza integrativa, soprattutto per i giovani e per chi ha carriere discontinue.
Alcuni segnali, come il rallentamento delle pensioni anticipate, il ruolo crescente dell’adeguamento all’inflazione, l’aumento dell’età pensionabile, sono tutti segnali di un sistema pubblico che continua a funzionare, ma che richiede un affiancamento strutturato da parte dei fondi pensione: la pensione futura, per molti lavoratori, sarà il risultato della somma tra primo e secondo pilastro, e non di uno dei due in esclusiva.
Per affrontare queste sfide, è necessario continuare a investire in educazione previdenziale e integrazione tra pensione pubblica e previdenza complementare.
Solo così la previdenza italiana potrà rimanere non solo sostenibile, ma anche equa e adeguata per tutte le generazioni.