Con la riforma del sistema pensionistico, oltre ad avere una pensione molto più bassa del tuo ultimo stipendio, dovrai restare al lavoro molti anni in più rispetto a chi è in pensione oggi.
Fin da quando si comincia a lavorare, è importante informarsi bene su come funziona la previdenza italiana e cercare di sviluppare una strategia per garantirsi un tenore di vita adeguato anche in pensione e, magari, riuscire a non lavorare fino a 70 anni e oltre.
La prima regola, quella più importante, per potersi dare queste chance è semplice: risparmiare e investire il più possibile durante gli anni di attività lavorativa.
È fondamentale puntare ad aumentare le proprie entrate, soprattutto cercando di ottenere RAL sempre maggiori, e riuscire a non spenderle tutte. Anzi, più riuscirai ad accantonare e far fruttare il tuo risparmio, più possibilità avrai di andare in pensione mantenendo il tuo stile di vita e forse, anche, di andare in pensione prima dei tuoi coetanei.
Posta questa premessa fondamentale, ne facciamo anche un’altra, altrettanto basilare: puoi risparmiare e investire in tantissimi tipi di strumenti finanziari diversi.
Se risparmi e investi per la tua pensione sceglierai, molto probabilmente, strumenti a lungo o lunghissimo termine.
Tra questi, c’è anche il fondo pensione, un particolare tipo di investimento regolato dal d.Lgs 252/2005 che presenta caratteristiche, sgravi fiscali e limiti particolari.
In generale, se hai risparmiato tanto e investito bene, potrai contare sui tuoi investimenti per smettere di lavorare prima dell’età di pensionamento prevista dal sistema di previdenza obbligatoria.
In questo articolo vediamo, prima di tutto, quali possibilità utili ti offre il fondo pensione.
Come usare il fondo pensione per andare in pensione prima
Se hai rimpinguato adeguatamente il tuo fondo pensione negli anni, facendoci versare il TFR, sfruttando il contributo datoriale e deducendo il massimo, ovvero 5.164,57 € all’anno, probabilmente, avrai a tua disposizione parecchie decine di migliaia di euro ben prima di aver raggiunto l’età del pensionamento.
Se questo è il tuo caso, puoi smettere di lavorare e usare il fondo pensione in due modi.
1. Riscatto
Se non lavori, puoi chiudere il tuo fondo prima del pensionamento e ritirarlo tutto in un’unica soluzione.
Per ottenere il riscatto, basta fornire al tuo fondo pensione un attestato del centro per l’impiego o dell’INPS che certifica il tuo stato di non lavoratore.
Tecnicamente, sei non occupato quando non risulti dipendente di un datore di lavoro, pubblico o privato, e quando non hai una partita IVA intestata. Infatti, una partita IVA aperta, anche se non fattura un euro, risulta comunque, formalmente, come un lavoro.
Nel caso tu fossi un libero professionista che ha deciso di smettere di lavorare e vuole riscattare il suo fondo pensione, dovrai portare al fondo pensione il documento che attesta la chiusura della della tua partita IVA.
Lo puoi trovare nel sito della camera di commercio, o puoi chiederlo direttamente al tuo commercialista.
Se riscatti il tuo fondo per inoccupazione inferiore a 12 mesi, perdi la tassazione agevolata dal 15% al 9% prevista qualora, invece, avessi chiuso il fondo da pensionato. Qui, in caso di riscatto, lasci allo Stato una tassazione fissa del 23%.
Il 23% è comunque il minimo che avresti pagato se avessi lasciato il TFR in azienda e avessi una RAL che non supera i 28.000 €.
Inoltre, il 23% è anche il minimo di recupero fiscale previsto in caso di versamento volontario se hai beneficiato della deduzione fiscale prevista nei fondi pensione fino a 5.164,57 €.
Se stai riscattando il tuo fondo pensione perché hai scelto di non lavorare più, molto probabilmente hai avuto negli anni una RAL media superiore ai 50.000 €. In questo caso hai potuto sfruttare la deduzione recuperando il 43% di tasse e, anche se paghi il 23% di tassazione, stai comunque guadagnando con il tuo fondo sia per quanto riguarda i versamenti volontari, sia per quanto riguarda il TFR.
Se, infatti, l’avessi lasciato in azienda, ora ti verrebbe liquidato con aliquota media IRPEF calcolata sulle tue ultime 5 retribuzioni. Quest’aliquota media sarebbe ben più consistente del 23%.
2. R.I.T.A
Il secondo modo per sfruttare il tuo fondo pensione per andare in pensione prima è la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA).
RITA ti dà la possibilità di richiedere l’erogazione a rate del tuo fondo pensione prima del raggiungimento dell’età pensionabile.
Una sorta di pensione prima di andare in pensione.
Questa prestazione, principalmente, ti tutela se perdi il lavoro qualche anno prima di raggiungere l’età della pensione di vecchiaia. Ma, se sottoscrivi un fondo pensione, potrai sfruttare questa opzione anche per andare in pensione prima.
Potrai utilizzare tutta la liquidità, o una parte, che hai accumulato nel tuo fondo pensione per “auto-pagarti” una pensione, fino al momento in cui avrai il diritto di ricevere la pensione pubblica.
Nella pratica, la quota di capitale richiesta con la RITA viene separata dal montante maturato fino a quel momento e viene erogata ratealmente.
Quando si può richiedere RITA?
- è anzitutto necessario che tu abbia dato le dimissioni o che, in generale, tu non sia occupato da almeno un giorno
- occorre poi avere un’anzianità contributiva di almeno 20 anni nella previdenza obbligatoria, ovvero all’INPS o nelle casse professionali di riferimento
- bisogna aver aperto una qualsiasi forma di previdenza complementare almeno per cinque anni (il pratica il tuo fondo pensione deve avere almeno cinque anni di anzianità)
- non devono mancare più di 5 anni all’età di pensionamento prevista dalla previdenza obbligatoria, che oggi è a 67 anni, ma che aumenterà nel tempo (potrai quindi richiedere RITA per uno, due, tre, quattro o cinque anni al massimo)
C’è poi un caso ulteriore, in cui puoi chiedere RITA per sei, sette, otto, nove o dieci anni.
Ecco i requisiti:
- devi essere senza lavoro da almeno 24 mesi
- dovrai raggiungere l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i dieci anni successivi dalla richiesta di RITA
- anche in questo caso dovrai avere almeno cinque anni di partecipazione alla previdenza complementare
Rispetto alla tassazione del 23% prevista per il riscatto pre-pensione, la tassazione della RITA segue le stesse regole a cui è sottoposta la normale prestazione pensionistica del fondo pensione, quindi con una tassazione dal 15% al 9%, calcolata in base agli anni di permanenza nel fondo pensione.
Sarà perciò del 15% se hai aderito al fondo pensione per non più di 15 anni e diminuirà dello 0,3% all’anno per ogni anno di permanenza in più oltre al quindicesimo, fino a bloccarsi al minimo, cioè al 9% nel caso in cui sei rimasto all’interno della previdenza complementare per 35 anni o più.
Facciamo un esempio pratico.
Immaginiamo adesso che ti manchino 3 anni all’età per la pensione, e che tu abbia 150.000 € nel fondo pensione.
Ipotizziamo, inoltre, che tu non voglia più lavorare.
Potresti dare le dimissioni e usare la RITA per mantenerti da ora fino al giorno in cui otterrai la pensione pubblica.
A quanto ammonterebbe la tua rendita anticipata?
150.000 € divisi per 36 mesi (siccome mancavano 3 anni) danno circa 4.166,65 € lordi.
Applicando la tassazione massima del 15% e quella minima del 9% otterresti, nel peggiore dei casi (15%), un assegno mensile di 3.542 € netti e, nella migliore delle ipotesi (9%), una rendita di quasi 3.800 € netti al mese.
Come usare il sistema pensionistico pubblico per andare in pensione prima
Dopo aver visto le possibilità che ti offre il fondo pensione, passiamo ad analizzare le chance che il nostro sistema di previdenza obbligatoria mette a disposizione di tutti i lavoratori italiani.
Riscatto laurea
Se sei in possesso di un titolo di studio universitario o equiparato, puoi, pagando dei soldi, riscattare gli anni dell’università e farli figurare come anni di lavoro con contributi versati.
Questo sistema ti permette di aumentare gli anni di contribuzione, ma non sempre ti consente di andare in pensione prima.
Prima di tutto, puoi riscattare i seguenti titoli:
- diplomi universitari
- diplomi di laurea
- diplomi di specializzazione successivi alla laurea e al termine di un corso di durata non inferiore a due anni
- dottorati di ricerca i cui corsi sono regolati da specifiche disposizioni di legge
- laurea triennale
- laurea specialistica e laurea magistrale
- diplomi rilasciati dagli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM)
- titoli universitari conseguiti all’estero se sono riconosciuti da università italiane o hanno valore legale in Italia
Non sei obbligato a riscattare l’intero corso di studi. È possibile, infatti, anche riscattarne solo una parte, ma sono esclusi gli anni fuori corso.
Solitamente, l’importo da pagare varia in base alla retribuzione lorda che hai nel momento in cui fai la domanda e, normalmente, più guadagni, più paghi.
Dal 2019 puoi anche accedere al riscatto agevolato, pagando un importo fisso per ogni anno da riscattare.
Nel 2024 questo importo è 6.076,95 €.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sempre riscattare gli anni universitari ti consente di andare in pensione prima. Solo chi ha cominciato a lavorare presto e non ha carriere discontinue può andare davvero in pensione prima riscattando la laurea.
Prendiamo il caso di una ragazza che si sia laureata quinquennale e abbia iniziato a lavorare versando regolari contributi a 28 anni.
Con le regole del sistema contributivo potrà andare in pensione:
- con la Vecchiaia a 67 anni
- con la Anticipata dopo 42 anni di contributi (arrotondiamo i 41 e 10 mesi), quindi a 70 anni
- Con la Anticipata contributiva a 64 anni, ma solo se riuscirà ad avere una pensione che equivarrà agli attuali 1.603,23 € lordi (ovvero, almeno 3 volte l’importo dell’assegno sociale che oggi è pari 534,41 €).
Se riscatta i 5 anni di università, avrà 5 anni in più di contributi versati e, quindi, sarà come se avesse iniziato a lavorare a 23 anni, anziché a 28.
Ecco come si modificheranno le sue finestre di pensionamento:
- con la Vecchiaia resta sempre a 67 anni di età
- con la Anticipata, al fine del raggiungimento della finestra, dovrà far valere anche i 5 anni di laurea e, quindi, dovrà lavorare per un totale di 37 anni, e non più di 42, potendo così andare in pensione all’età di 65 anni (anziché a 70)
Perché prima dicevamo che non in tutti i casi il riscatto della laurea ti porta ad andare in pensione prima?
Il motivo è dato dalla l’esistenza del terzo punto, ovvero della finestra di Anticipata contributiva, per la quale, come detto anche prima, andrebbe in pensione a 64 anni se riuscirà ad avere una pensione che equivarrà agli attuali 1.603,23 € lordi.
Perciò, come si evidenzia da questo ultimo caso, se l’obiettivo è andare in pensione prima, aver riscattato gli anni di laurea non le sarà stato utile.
Diversamente, se la stessa ragazza avesse iniziato a lavorare a 24 anni anziché a 28, potrebbe raggiungere la finestra di anticipata a 61 anni (24 anni + 37 di contributi con la riduzione dei 5 per il riscatto laurea).
In questo caso, pagando 5 anni di università, anticiperebbe di 3 anni il pensionamento rispetto ai 64 garantiti dalla Anticipata contributiva (sempre e solo in presenza del requisito del reddito minimo di pensionamento).
Costruire la finestra di Anticipata contributiva
Come abbiamo visto nell’esempio del riscatto laurea, il nostro sistema pensionistico prevede una finestra chiamata Anticipata Contributiva i cui requisiti sono:
- 64 anni di età
- almeno 20 anni di contributi versati
- che la pensione lorda sia almeno 3 volte l’assegno sociale
Il requisito anagrafico per avere questa finestra è destinato ad aumentare negli anni, ma sarà sempre tre anni prima rispetto alla finestra di vecchiaia.
Per potere essere sicuro di avere a disposizione questa finestra di pensionamento, devi contribuire con costanza avendo, ad oggi, una RAL media di almeno 35.000 € nella tua vita lavorativa, dal momento che la pensione ottenuta con questa finestra dovrà valere almeno tre volte l’importo dell’assegno sociale.
In generale, maggiore è il reddito che percepisci, maggiore sarà la probabilità di ottenere questa possibilità di pensionamento.
Totalizzazione dei contributi esteri
Molti lavoratori, soprattutto giovani, effettuano dei periodi di lavoro in altri stati.
Se sei tra questi ricordati, quando rientrerai in Italia, di presentare la domanda di totalizzazione dei contributi che hai versato all’estero.
La totalizzazione è gratuita e, ottenendola, farai valere i tuoi anni di lavoro all’estero come utili per raggiungere la pensione italiana e, al contempo, far valere gli anni di lavoro in Italia per poter ottenere anche la pensione dello Stato estero in cui hai lavorato.
Se questo Stato fa parte dell’Unione Europea, l’iter sarà più semplice e veloce, se, invece, hai lavorato al di fuori dell’Unione Europea, controlla che l’Italia abbia un patto bilaterale con questo Stato che ti consentirà di ottenere la totalizzazione.
A proposito di estero
Ti segnaliamo che alcuni Stati dell’Unione Europea consentono di riscattare gratuitamente la laurea anche se l’hai conseguita in Italia.
Il Lussemburgo, addirittura, consente di riscattare gratis 5 anni di università e 3 di superiori a chiunque compia un periodo di lavoro presso un’azienda o un ente in Lussemburgo.
Quindi, se puoi, vai a lavorare in Lussemburgo almeno un anno e sfrutta a mani basse questa possibilità.
In alternativa, puoi trasferirti per sempre in uno Stato il cui sistema pensionistico non sia a ripartizione. Uno Stato, cioè, in cui i contributi che versi non vengono spesi per pagare le pensioni attuali, ma vengono accantonati e investiti per ridarli a te quando andrai in pensione.
Esempio classico e molto citato: il caso della Norvegia.
I consigli finali sempre validi
In linea di massima, qualunque sia la strategia che intendi percorrere per andare in pensione con sufficiente denaro e abbastanza anni per godertela, ci sono due cose che sarebbe bene tu facessi:
- cominciare a lavorare il prima possibile
- cercare di guadagnare abbastanza per poter risparmiare molto e investire adeguatamente
Il primo punto ti permetterà di andare in pensione prima rispetto ai tuoi coetanei.
Il secondo punto ti consentirà, tra l’altro, di diversificare le tue entrate future non dovendo dipendere solo dalla previdenza obbligatoria, cioè dalla pensione pubblica.